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Differenziazione e asimmetria nel regionalismo italiano

L’articolo 116, comma 3, della Costituzione consente alle singole Regioni di negoziare con lo Stato “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”.

Prevedendo la possibilità di derogare al sistema di riparto della competenza legislativa, introduce la possibilità di inserire elementi di dinamismo nel sistema regionale per rispondere a particolari esigenze delle diverse parti del territorio nazionale, auspicabilmente in un contesto di virtuosa collaborazione istituzionale.

Le recenti iniziative delle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, cui hanno fatto seguito le iniziative di diverse altre Regioni, hanno aperto un confronto molto acceso sia sul piano politico istituzionale, sia più in generale nel dibattito pubblico.

Tali iniziative si caratterizzano per la scelta politica di richiedere in blocco, se non tutta l’autonomia possibile a Costituzione vigente, almeno un cospicuo numero di competenze, la qualcosa sollecita una riflessione approfondita per le possibili conseguenze sul sistema istituzionale del Paese.

Sotto un primo profilo, si pone il problema delle procedure da seguire per assicurare il massimo coinvolgimento del Parlamento nell’approvazione della legge previa intesa, anche per le conseguenze sul sistema delle fonti del diritto.

Sotto un secondo profilo, si pone il problema dell’individuazione dei criteri di valutazione delle richieste regionali, di eventuali limiti per assicurare l’omogeneità del sistema istituzionale, nonché delle forme e procedure di coordinamento sia per consentire l’armonizzazione della legislazione regionale, sia per l’esercizio del potere sostitutivo statale.

Sotto un ulteriore profilo, si pone il problema complesso della “misurazione” della sostenibilità finanziaria dell’autonomia differenziata, e dei possibili effetti sulla finanza pubblica e sul sistema tributario.

Si tratta di nodi problematici che devono essere analizzati evitando un approccio ideologico, con la consapevolezza che occorre cercare le migliori soluzioni possibili per valorizzare le potenzialità di un inedito modello dell’organizzazione territoriale dello Stato.

L’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione apre infatti una fase nuova del regionalismo italiano, che potrebbe portare alla piena realizzazione del modello di autonomia regionale delineato dal legislatore costituzionale e alla conseguente riorganizzazione dell’amministrazione statale.

Il 29 Maggio, presso la sede del CNR, si terrà una conferenza su questi temi che vedrà la partecipazione del Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Erika Stefani e di Roberto Ciambetti, Vice Coordinatore della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome.

La conferenza, a cura dell’ISSIRFA, vedrà interventi di: Massimo Inguscio (Presidente del CNR), Gilberto Corbellini (Direttore DSU-CNR),Gaetano Silvestri,Stelio Mangiameli,Enzo Baldini,Lorenza Violini,Alessandro Morelli,Giovanni Tarli Barbieri,Antonio Ferrara,Vincenzo Tondi della Mura,Eduardo Gianfrancesco,Francesco Palermo,Michela Manetti,Roberto Louvin,Paolo Liberati,Andrea Filippetti,Stefania Gabriele,Alberto Zanardi,Patrizia Lattarulo,Francesco Porcelli,Fabrizio Tuzi,Antonio D’Atena.

La giornata di studi, cogliendo l’autorevole monito del Presidente della Repubblica, intende contribuire al confronto scientifico tentando di individuare anzitutto le ragioni di fondo che devono orientare la valutazione delle iniziative regionali e le procedure più opportune nella definizione del nuovo regionalismo, mettendo in rilievo il ruolo dello Stato e la conseguente necessità di una riorganizzazione dell’amministrazione statale. Infine, una specifica attenzione sarà dedicata ai profili finanziari e alle possibili conseguenze in termini di competitività e coesione del Paese.



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