Tra assenze polemiche e posizioni opposte nel governo, in cui i rapporti sono ai minimi termini, quella ai Fori imperiali per la festa della Repubblica è stata la parata più “politica” degli ultimi anni, in parte paragonabile a quella del 2000 quando fu reintrodotta da Carlo Azeglio Ciampi e all’ultimo momento i 66 velivoli previsti furono lasciati a terra ufficialmente per non traumatizzare i monumenti con le vibrazioni, in realtà per diminuire il mal di pancia dell’estrema sinistra pacifista al governo.
La “bomba” di Fico e la bacchettata di Di Maio
Giusto per rasserenare il clima il presidente della Camera, Roberto Fico, ha dedicato la festa “ai migranti, ai rom, ai sinti, che sono qui e hanno gli stessi diritti”. Se per l’esponente dell’ala dura grillina “sotto la bandiera italiana si ritrovano tutti”, quelle parole hanno mandato di traverso la giornata a Matteo Salvini perché “mi fanno girare le scatole” e “sono un torto” a chi sfila visto che c’è chi rischia la vita e che “di legalità ce n’è poca nei campi rom”. Le parole di Fico hanno causato una nervosa replica di Luigi Di Maio su Facebook nella quale invita a cessare le polemiche che stancano i cittadini: “Invece anche il 2 Giugno si è trovato il modo di fare polemica, per di più davanti ai nostri soldati. È incredibile. Anziché scambiarsi attacchi e provocazioni ogni volta, la politica e le istituzioni devono fare per il Paese e per la sua gente, non parlare continuamente”. Oltre all’ovvia sequenza di critiche dall’opposizione di FI e FdI, le parole del presidente della Camera e la replica del neoconfermato capo politico del Movimento 5 stelle hanno confermato la fine di un matrimonio di convenienza a un anno dal giuramento del governo e la persistente spaccatura nel Movimento stesso. Basta leggere i primi commenti al post di Di Maio per capire che l’opinione di Fico non è stata presa bene.
Come sempre, è quello che accade prima o dopo la parata a dare il senso politico. Di Maio, riuscito a sfuggire alle decine di telecamere e cronisti, sul palco delle autorità era alla destra di Sergio Mattarella, al lato opposto di Salvini che ha discusso con i ministri Giovanni Tria, Enzo Moavero e Sergio Costa, ha letto e scritto qualche messaggio e alla fine è stato travolto dalle richieste di selfie. Un termometro, quello delle fotografie, che sta superando l’applausometro stavolta forse favorevole (almeno tra i membri del governo) al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sia all’arrivo che alla fine della cerimonia con frequenti inviti a non mollare.
Le prospettive politiche
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti si è detto realista più che scettico sul futuro del governo limitandosi ad aspettare un chiarimento tra Conte e i vicepresidenti, Di Maio e Salvini. Il presidente della Repubblica, nel messaggio inviato il 1° giugno ai prefetti, ha mandato un segnale chiaro: le democrazie “non sono compatibili con chi alimenta conflitti”, “con chi fomenta scontri con la continua ricerca di un nemico” mentre c’è la necessità di trovare “un punto d’incontro che anteponga il bene generale alle convenienze particolari”. A margine della parata, cercando di raccogliere commenti all’ipotesi di elezioni anticipate a settembre, nessuno sapeva spiegare come si possa essere sicuri della nascita di un governo in tempo utile al varo della legge di bilancio entro la fine dell’anno per evitare un deleterio esercizio provvisorio. Il governo Conte nacque 89 giorni dopo le elezioni del 4 marzo 2018, quello di Enrico Letta 62 giorni dopo le elezioni del febbraio 2013: se dopo le urne ci trovassimo di nuovo in una situazione di stallo che cosa succederebbe? Dando per scontato che Mattarella pretenderà comunque una legge di bilancio, nella peggiore delle ipotesi qualcuno ipotizza un governo istituzionale, per esempio con il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, rinviando le elezioni al massimo al febbraio 2020. Solo ipotesi, naturalmente, perché nessuno ha idea di come il governo Conte possa durare ancora a lungo: era curioso vedere un governo in guerra applaudire i militari che difendono la pace.
La parata
Sul fronte militare, forse i generali Mario Arpino, Vincenzo Camporini e Leonardo Tricarico non immaginavano che il loro “no” alla sfilata avrebbe avuto un’eco così ampia, ancora più dell’assenza di un ex ministro della Difesa come Ignazio La Russa arrivato a chiedere le dimissioni del ministro Elisabetta Trenta dopo le parole di Fico. E’ vero che non tutti hanno condiviso la loro scelta, come l’ammiraglio Giampaolo Di Paola che rispetta il parere dei colleghi ma c’era per senso delle istituzioni. Di Paola è stato anche ministro della Difesa ed era accanto ad altri ex ministri come Antonio Martino, Roberta Pinotti e Arturo Parisi il quale, però, condivide lo sconcerto di molti e giudica “spesso ostile” l’atteggiamento dell’esecutivo nei confronti delle Forze armate.
Il tema dell’inclusività voluto dal ministro Trenta è stato inteso come diritto di tutti di avere le stesse opportunità e il presidente Mattarella, nel tradizionale messaggio al ministro successivo alla manifestazione, ha scritto che quel tema “bene rappresenta i valori scolpiti nella nostra Carta costituzionale, che sancisce che nessun cittadino può sentirsi abbandonato, bensì deve essere garantito nell’effettivo esercizio dei suoi diritti”. In precedenza, nel messaggio al capo di Stato maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, il presidente aveva ribadito il ruolo fondamentale dei militari per la sicurezza e la stabilità in Italia e all’estero.
Gli applausi ai militari
E’ vero che il 2 giugno è la festa della Repubblica mentre quella delle Forze armate è il 4 novembre ed è altrettanto vero che, come al solito, la folla accorsa ai Fori imperiali voleva vedere soprattutto gli uomini e le donne in divisa. Significativa anche quest’anno la presenza dei 300 sindaci in rappresentanza dell’Anci e tra i quasi 4mila partecipanti c’è stata la novità dei veterani e di una compagnia interforze della Riserva selezionata, civili che vestono la divisa per un breve periodo come ha fatto lo stesso ministro Trenta in passato. Impossibile una classifica di gradimento tra le quattro forze armate e i corpi militari dello Stato, anche se il gruppo paralimpico della Difesa con il portabandiera tenente colonnello Gianfranco Paglia, medaglia d’oro al valor militare, ha indubbiamente emozionato e il passaggio delle forze speciali e dei reparti antiterrorismo ha raccolto più applausi, come anche i vigili del fuoco e le Frecce tricolori. Ma quelle erano troppo in alto per sentirli.