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Vertice e aste, per Tria una buona notizia e una così e così

C’è una buona notizia e una meno buona nella lunga giornata di Giovanni Tria, ministro dell’Economia spesso costretto a munirsi di pallottoliere per far stare in piedi pezzi di bilancio pubblico, quando non una manovra intera. Partendo dalla prima, questa mattina proprio mentre il professore di Tor Vergata prestato a ministro era impegnato nel vertice di governo a Palazzo Chigi per trovare l’exit strategy alla procedura di infrazione (il premier Conte ha fatto sapere di aver già pronta la lettera con gli impegni dell’Italia), il Tesoro faceva il pieno nell’asta Bot a un anno, piazzando tutti i 6,5 miliardi in palio. Per giunta con rendimenti scesi di 5 punti allo 0,069% con una domanda pari a 10 miliardi e un rapporto di copertura pari a 1,54.

Segno che la domanda di debito italiano all’estero c’è ancora, forse anche per merito dei rendimenti non proprio bassi che spingono il nostro spread. Lo stesso Tria si è detto soddisfatto dell’andamento dell’asta, intervenento al grande convegno mattutino organizzato dal Messaggero a Palazzo Altieri (qui l’articolo con tutti i dettagli). “Le aste di titoli di Stato vanno bene anche perché è difficile trovare dei titoli con rendimenti alti e comunque sicuri. Il costo di emissione medio è stato più alto di altri paesi ma dal punto di vista storico non mostra una grande difficoltà”.

Per chiudere il cerchio delle buone notizie, Bloomberg ha fatto sapere in mattinata che diversi investitori istituzionali giapponesi stanno guardando con interesse ai Btp italiani, alla ricerca di un rendimento adeguato per un portafoglio che vede il decennale del Sol Levante sempre più in territorio negativo. Il rendimento è infatti sceso al -0,114%, chi lo compra deve pagare per averlo. Del resto i giapponesi, storicamente investitori molto conservativi, hanno deciso un paio di anni fa di aprire i fondi pensione agli investimenti in azioni del Nikkei per restituire un minimo di ritorno agli iscritti una volta che si ritireranno dal lavoro.

Fin qui le buone notizie. Quelle un po’ meno belle riguardano proprio il vertice di questa mattina con Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Giuseppe Conte e Giancarlo Giorgetti. Nonostante il clima sereno e disteso, non sarebbe infatti stato un vertice risolutivo. A quanto si apprende, la riunione, durata circa due ore e mezza con una coda finale su Alitalia, ha istruito il dossier conti pubblici, al fine di evitare la procedura di infrazione ma senza, per esempio, riuscire a trovare le coperture per la flat tax, chieste espressamente da Tria. Secondo fonti leghiste, è stata una riunione “utile e positiva” nella quale sono stati “organizzati gruppi di lavoro” e ci si è dati appuntamento a “nuovi incontri con progetti e investimenti”. Ma altre fonti spiegano che il confronto nel governo è appena iniziato. Lo stesso Tria ha dribblato i cronisti che gli chiedevano lumi sull’incontro, trincerandosi dietro un “sono questione riservate”.

Di sicuro vale quanto detto dal ministro dinnanzi alla platea dell’Abi dallo stesso Tria. “Non possiamo assolutamente andare in procedura d’infrazione. Dobbiamo assolutamente trovare un compromesso in un dialogo costruttivo per una soluzione nell’interesse dell’Italia ma anche dell’Europa. La situazione non è facile ma non è disperata, i fondamentali sono buoni, ce lo riconoscono in tutto il mondo”. C’è per la verità un’altra certezza. L’Italia non ricorrerà ai mini-Bot, respinti al mittente dallo stesso Tria. “Non sono allo studio misure finalizzate all’emissione dei mini-Bot. La loro introduzione comporterebbe un aumento del debito pubblico o, in alternativa, sarebbe illegale poiché in conflitto rispetto a quanto previsto dai trattati europei”.



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