Il Centro Studi di Confindustria diretto da Andrea Montanino ha pubblicato oggi un paper (qui il testo) Financial and fiscal interaction in the euro area crisis: this time was different, in cui gli economisti Lucrezia Reichlin, Giovanni Ricco e Alberto Caruso, effettuano un’analisi su alcuni effetti collaterali della crisi scoppiata nel 2007: crollo del Pil, aumento dei debiti sovrani.
Le chiamano “crisi gemelle”, solo che sono tre, come una specie di matrioska, una crisi dentro l’altra. “Questo documento”, si legge nel paper, “evidenzia le caratteristiche anomale delle twin crisis dell’area dell’euro, confrontando le dinamiche aggregate macroeconomiche nel periodo 2009-2013 con le fluttuazioni del ciclo economico dei decenni precedenti”. In primo luogo, secondo i curatori del paper, “la contrazione della produzione è stata contrassegnata da un calo anomalo degli investimenti privati e da un aumento dei risparmi delle famiglie, mentre il consumo e la disoccupazione hanno seguito il loro rapporto storico con il Pil”. Dunque sì c’è stata una riduzione della ricchezza sotto forma di Prodotto interno lordo, ma il crollo verticale degli investimenti è stato eccessivamente marcato. E questa è stata la prima crisi.
In secondo luogo, “i debiti delle famiglie e delle società finanziarie e i prezzi delle case si sono discostati dalle loro tendenze pre-crisi, mentre il debito delle società non finanziarie ha seguito le regolarità storiche”. Non è tutto. Accanto alle due crisi, c’è stato un terzo fattore. “In terzo luogo, il balzo del rapporto deficit pubblico/Pil nel 2008-2009 non ha precedenti, così come il consolidamento fiscale che ne è seguito. La nostra analisi indica la natura finanziaria di queste problematiche come una probabile spiegazione di questi fatti. È importante sottolineare che l’aumento anomalo del debito pubblico è in gran parte spiegato da misure straordinarie a sostegno del settore finanziario, che si manifestano negli aggiustamenti stock-flussi e rivelano una interazione chiave tra il settore fiscale e quello finanziario”.
La conclusione dello studio è che la recessione e l’interazione finanziario-fiscale hanno “determinato un deterioramento del bilancio e un aumento nello stock di debito. Per questo occorre una riforma della governance dell’area dell’euro in grado di consentire un consolidamento fiscale più lento in caso di forti shock negativi”.