Tutto pronto per il lancio di Libra, la criptovaluta che Facebook dovrebbe presentare la prossima settimana, per introdurla nel mercato il prossimo anno. Con il nuovo sistema di pagamento, al quale la società fondata da Mark Zuckerberg lavora da oltre un anno, il social network dovrebbe permettere agli utenti di scambiarsi denaro e di acquistare prodotti sulla sua piattaforma e altrove su internet.
CHI LA SOSTIENE
La nuova “moneta virtuale”, ha spiegato il Wall Street Journal citando persone informate sui fatti, avrà molti compagni di viaggio, alcuni dei quali dei veri e propri colossi. Sarebbe sostenuta, infatti, da oltre dieci grandi società e fondi d’investimento, tra cui Visa, Mastercard, PayPal e Uber. E potrebbero aggiungersi anche Stripe, Booking.com e l’e-commerce argentino MercadoLibre. Ciascuna delle società investirà circa 10 milioni di dollari in un consorzio che governerà la criptovaluta (che non sarà, dunque, lasciata al controllo di Menlo Park, che ne delegherà la gestione).
CHE COSA CI GUADAGNA FACEBOOK
Per il Wsj, questo non inciderà troppo su Facebook, che deterrà ancora la tecnologia che è alla base e resterà la piattaforma su cui spendere moneta. Senza i social di Menlo Park il valore di Libra sarebbe nullo. Allo stesso tempo, Zuckerberg e i suoi azionisti manterrebbero intatte le possibilità di guadagno: trasformare i social in giganteschi e-commerce potrebbe portare in cassa, secondo Barclays, fino a 19 miliardi di dollari entro il 2021 (soldi che contribuirebbero anche a diversificare il business model, finora fondato sulla pubblicità).
FUNZIONAMENTO, GESTIONE E USO
Il denaro raccolto dovrebbe essere usato per finanziare la creazione della moneta virtuale, che – secondo le indiscrezioni – dovrebbe essere ancorata a un paniere di valute emesse dalle banche centrali che facciano da garanti, per evitare le forti oscillazioni subite da altre criptovalute, a partire dalla più conosciuta, il Bitcoin. La cifra, spiegano gli esperti, deve essere imponente, perché dovrebbe assicurare la liquidazione da parte degli utenti che, anziché spendere le loro Libra su Facebook, decidessero di convertirle in dollari o euro. Questo meccanismo – riporta Agi – impone quindi una centralizzazione ed è uno dei motivi che rendono la criptovaluta di Facebook diversa da molte altre, ma più simile a un “eMoney”, ovvero a un gettone virtuale totalmente (o per gran parte) assicurato da depositi in monete tradizionali. Quindi una versione digitale di qualcosa che esiste fisicamente, come WeChat Pay e AliPay (in Cina) ed M-Pesa (in Kenya).
UN TEMA DIBATTUTO
Il tema delle cripto-valute (o meglio, delle cripto-attività) è caldo, e non solo oltreoceano, come dimostra l’intervento di ieri del presidente della Consob, Paolo Savona, che nel corso del suo primo discorso all’incontro annuale con la comunità finanziaria – ha raccontato Formiche.net – ha auspicato che “l’uso di questo strumento, per ora paramonetario se non proprio finanziario, diventi monopolio pubblico come accaduto per la moneta di base”. Anche perché, ha evidenziato, e il caso di Facebook lo dimostra, “l’iniziativa privata mostra di essere più pronta a cogliere l’innovazione”, sebbene alcuni Stati si stiano già muovendo per normare il settore.