È reduce dalla due giorni di incontri ad Assisi della mozione “Sempre Avanti” del Partito Democratico. Gennaro Migliore, ex sottosegretario alla Giustizia e deputato democrat, ovviamente di area renziana, è il profilo giusto per provare a capire quel che sta accadendo all’interno del principale partito del centrosinistra e anche per provare fare un punto sulle scosse che stanno colpendo la magistratura italiana e che hanno coinvolto anche Luca Lotti oggi – proprio ad Assisi – difeso da Maria Elena Boschi.
LE POLEMICHE CON ZINGARETTI
Cominciamo col partito e facciamo notare a Migliore un distinguo sulle polemiche relativo alla segreteria nominata da Zingaretti. La più morbida è stata proprio Boschi che ha bollato come autoreferenziali le polemiche sulla segreteria, distanziandosi dal leit-motivi emerso nella due giorni (anche dalle parole di Giachetti e di Anna Ascani).
Per Migliore, però, non c’è tanta distanza. “Le vedo piuttosto come due due facce della stessa medaglia, due posizioni sostanzialmente uguali. Secondo me la questione è molto semplice: è una segreteria che fotografa il partito di Zingaretti. E ne certifica l’alto tasso di autoreferenzialità. A me va bene, non mi aspetto nulla di diverso. È una segreteria espressione della maggioranza del partito. Noto semmai una contraddizione nello stesso Zingaretti che lancia proclami sul partito unitario e poi compie scelte da capocorrente. La contraddizione non è essere stati esclusi dalla segreteria a aver proposto il “partito del noi” e aver fatto l’esatto contrario. Ma, ripeto, non ne sono affatto sorpreso”.
E la composizione della segreteria non fa sentire a Migliore il Pd meno suo. “Affatto, il partito è anche mio. Ed è semplicemente la conferma che quella di Zingaretti è una gestione molto chiusa. Del resto se l’apertura significa provare a includere Bersani e D’Alema, posso anche farne a meno”.
VOCAZIONE MAGGIORITARIA
Migliore spiega che da Assisi “abbiamo ribadito un concetto che è sorprendente solo per chi non conosce bene la nostra area politica e cioè che la vocazione maggioritaria resta la nostra l’ambizione e il nostro orizzonte. Del resto abbiamo dimostrato che è possibile. Per noi resta fondamentale stabilire prima il cosa si fa e poi, solo in un secondo momento, eventualmente con chi. Altrimenti perderemmo la nostra identità. Abbiamo una linea politica ben precisa e non crediamo affatto che fare politica significhi coltivarsi la propria fetta di elettorato. Per questo ho considerato riduttiva la richiesta di Calenda di poter fare un partitino di centro. Noi rivendichiamo la nostra ambizione pure essendo minoranza di un partito che oggi è minoranza nel Paese. Avere all’orizzonte l’eventuale apertura di un tavolo con il M5S non ci porterebbe molto lontano”.
CASO LOTTI
Ovviamente non si può non parlare di giustizia, di quel che sta avvenendo nella magistratura e anche del coinvolgimento di Luca Lotti. Nel Pd domina il dibattito sul ritorno a posizioni decisamente meno garantiste. Per Gennaro Migliore “questo problema c’è, e francamente non mi aspettavo questo spostamento in forma così drastica. Ho già notato che c’era qualcosa che non andava con i casi Marini, Oliverio e Emiliano. Ma quel che è successo col Lotti è clamoroso. Siamo addirittura al punto che dobbiamo ricorrere all’editoriale di Marco Travaglio – decisamente distante da noi – per trovare una posizione che mi sarei augurato fosse ampiamente condivisa nel Pd. E cioè che se deroghiamo dai principi, abbracciamo la violazione della legge. Quelle intercettazioni non sarebbero dovute esserci. Questo, ovviamente, a prescindere dal doveroso accertamento di responsabilità. Ma da un partito del Pd francamente non mi aspetto che oscilli tra il garantismo e il giustizialismo a seconda della convenienza“.
Ovviamente Migliore considera “barbara e pericolosa la proposta del M5s di aprire all’uso dei trojan. Se non difendiamo i principi oggi, non sappiamo cosa possiamo aspettarci in futuro. Ripeto, siamo al punto di dover appigliarci a Travaglio”.
RIFORMA DELLA GIUSTIZIA
Migliore è stato sottosegretario alla Giustizia, conosce molto i problemi del mondo togato. “Quello a cui stiamo assistendo è uno degli effetti distorsivi del metodo delle nomine a pacchetto utilizzato dal Csm. Un metodo che provoca enormi perdite di tempo, perché bisogna raggiungere accordi a livello nazionale. Penso ad esempio alla Procura della Repubblica di Salerno che è vacante da settembre. Bisognerebbe essere molto più rapidi, soprattutto nel caso di trasferimenti prevedibili. Io non ne faccio una questione di correnti che per sono legittime. È normale, in qualsiasi attività, che si organizzi nel modo considerato più opportuno. Quel che contesto è la gestione completamente nazionale, io riformerei il Csm e sono per un riforma con criteri territoriali con magistrati eletti in rappresentanza del proprio territorio e ovviamente con un ampio numero di candidati legati a collegi uninominali e non con metodo proporzionale. Mi rendo conto che sono discorsi che al grande pubblico non interessano, ma a mio avviso sarebbe una riforma importante. Perché è il metodo nazionale che sclerotizza le lotte intestine. Ovviamente sono contrario al sorteggio che a mio avviso rappresenta un’umiliazione della capacità decisionali dei magistrati, la trovo una proposta offensiva e a mio avviso anche ai limiti della costituzionalità. Capisco che gli eletti del M5S sono praticamente eletti così, ma ritengo che i magistrati abbiano una visione decisamente distante da quella dei Cinque Stelle”.