È noto che per la buona politica l’arte del governare si misura attraverso gli atti compiuti. Le opere realizzate materialmente, le leggi varate in modo definitivo, la loro positiva ricaduta sulla vita dei cittadini ne sono la vera prova. Il falso entusiasmo parolaio, sguaiato e parossistico, comunicato attraverso i media non è quindi giustificato se mancano i requisiti essenziali. I governanti nazionali e locali si agitano con logorrea fastidiosa, monotona, ripetitiva per annunciare successi, svolte, cambiamenti di verso, senza che vi siano effetti concreti sulla crescita del bene comune.
L’ARTE DI USARE SOFISMI
È purtroppo ciò che sta avvenendo in Italia da quando Berlusconi si insediò a Palazzo Chigi, inaugurando uno stile poco noto sino a qualche anno prima: usare sofismi per imbonire la gente, e in tal modo raccogliere consensi per restare sempre in gioco. I suoi successori non sono stati da meno, hanno imparato bene la tecnica. Gli italiani però hanno capito il senso del copione, manifestando insofferenza e fastidio, nell’ascoltare questi principianti e improvvisati politici che recitano con aria tronfia, talvolta minacciosa, la filastrocca che in Italia ormai la ripresa è iniziata, che l’Italia ha cambiato verso, che le riforme funzionano, che la disoccupazione è in calo, e tutta la litania che ne consegue. A costoro va, invece, ricordato con toni estremamente pacati, che l’agricoltura di buona parte del Paese è in gravi difficoltà, come del resto l’industria. Il made in Italy non è sufficiente a creare crescita, sviluppo, benessere, può contribuire in parte ma da solo non basta.
Si discute in modo inconcludente di piani di sviluppo industriale, lo stesso dicasi in campo agricolo, settori essenziali della nostra economia; le regioni e i comuni sono costretti ad una vita difficile per i tagli del governo, al punto che servizi essenziali ai cittadini non possono essere più garantiti, come sanità, istruzione e università, trasporti. E il governo ancora si trastulla con false ricette miracolose.
Salvini viene nel Mezzogiorno a raccattare voti, ma non sa che al Sud la gente non ha i soldi per curare la propria salute e quella dei familiari; che la disoccupazione nel meridione d’Italia è in caduta libera, per giovani e adulti. L’unico lavoro che si riesce ancora a recuperare è quello nero che offre la malavita. Salvini no non sa, chiede però l’autonomia finanziaria delle regioni del Nord a scapito del Sud, riproponendo quella vecchia e bislacca proposta federalista della Lega Nord di Miglio e Bossi, da cui sono nati tanti guai per l’Italia.
PROGETTI PER IL BENE COMUNE?
Completata la sceneggiata con stentorei proclami sui barconi di clandestini nel Mediterraneo e sulla legittima difesa non pare che il nuovo demiurgo leghista sia in grado di avanzare proposte concrete, per il buon governo del Paese. Continua la monotona polemica senza senso sulla guerra all’Ue, che non si capisce bene se la fa come italiano o come padano di bossiana memoria; come pure va avanti la originale e insistente trovata dei mini-bot che sta riscuotendo più critiche che consensi, anche da eminenti esponenti della Lega. Discorso a parte richiede la flat tax, materia sofisticata per raffinati economisti alla Borghi. Chi si occupa di governo del Paese, di tutto il Paese, cerca soluzioni di carattere generale e non settoriale.