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Il grillo di Di Battista? Guidare M5S all’opposizione. Parla Giannuli

È chiara la strategia di Alessandro Di Battista: andare alle elezioni anticipate e guidare un Movimento in forte calo di consensi di nuovo sui banchi dell’opposizione. A pensarlo è il professor Aldo Giannuli, per anni vicino al Movimento guidato da Grillo e Casaleggio padre, oggi più distante da una forza politica che ha scelto l’alleanza con la Lega di Salvini. Secondo il professore Di Maio avrebbe dovuto dimettersi dopo la sconfitta dello scorso maggio alle europee, dopo tutto il generale che perde una battaglia, anche se non ha colpe, si cambia. Eppure Di Maio ha scelto di restare, un errore che potrebbe portare M5S alla biodegradabilità spesso citata da Grillo, fino alla totale sparizione.

Di Battista vuole riportare il Movimento all’opposizione?

Il ragionamento di Alessandro Di Battista è semplice. il Movimento è in una fase discendente e lui punta a diventare il leader di una forza di opposizione che, alle prossime elezioni, non prenderà lo stesso numero di voti che è riuscito a raccogliere alle politiche dell’anno scorso. Per questo l’obiettivo sono le elezioni anticipate.

Di Maio, in questo momento, deve fare i conti da una parte con le critiche di Di Battista, dall’altra con eletti del Movimento che abbandonano la nave. Sono dinamiche correlate, secondo lei?

Certo, sono correlate. Vede, dopo la batosta delle scorse europee rimane un problema di fondo: quando un generale perde una battaglia, deve essere sostituito, invece Di Maio si è fatto riconfermare con un voto su Rousseau che lo ha blindato come capo politico del Movimento. Molti parlamentari sono scontenti, pensiamo a De Falco e Nugnes, e non sono gli unici. Probabilmente altri stanno cercando soluzioni alternative a M5S, perché è chiaro a tutti, ora, che la fase di ascesa del Movimento si è conclusa e non sono pochi quelli che cercano un modo per restare nell’agone politico.

I transfughi del Movimento si organizzeranno con un’altra forza politica?

È possibile. De Falco e Nugnes, ad esempio, uno candidato per la prima volta alle scorse politiche e una esponente storica del Movimento, potrebbero dare vita a una nuova forza che potrebbe accogliere altri esponenti non più contenti del Movimento. Una forza politica che nasce come forza di opposizione non può stare al governo senza snaturarsi, ed è quello che progressivamente sta succedendo a M5S.

Cosa può fare Di Maio per risolvere la situazione?

Di Maio, se fosse stato un vero politico, avrebbe dovuto rimettere il suo mandato e dimettersi, ma non l’ha fatto. È una mancanza di visione, e sebbene Di Maio sia una brava persona, non ha la capacità di dare al Movimento un’impronta nuova. Il Movimento non ha mai brillato per democrazia interna, ma aveva alle spalle due teste pensanti come Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo che riuscivano a farlo funzionare. Ora, in questo momento, il Movimento non ha una personalità carismatica che possa portarlo fuori dalla crisi di consensi che sta vivendo, e neanche il voto che ha confermato Di Maio può aiutarlo in questo.

È possibile uscire da questa crisi, per Di Maio? Oggi si vota anche per il rinnovo per i probiviri…

Non credo sia possibile, perché non è presente una alternativa. Inoltre nei prossimi mesi ci saranno nuove sfide elettorali: si voterà in Calabria ed Emilia Romagna a novembre, e probabilmente anche in Umbria. Le amministrative non premiano mai il Movimento, e così le regionali. Dopo queste regioni, in cui il Movimento non farà dei buoni risultati, nel 2020 si voterà anche in Puglia, Campania e Toscana. Per il Movimento saranno nuove batoste, e a quel punto non si tratterà più di una sfida tra Di Maio e Di Battista, ma della sopravvivenza del Movimento stesso.



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