“Sui grandi temi dovrebbe esserci l’unità nazionale, ma purtroppo non sempre è così” dice Paolo Formentini e, per essere più chiaro, il capogruppo della Lega nella commissione Esteri della Camera fa due esempi: le Olimpiadi assegnate a Milano e Cortina e le posizioni sull’Arabia Saudita. Formentini commenta il voto della Camera subito dopo l’approvazione della mozione di Lega e Movimento 5 Stelle che chiede al governo di sospendere, fino a un concreto processo di pace, le esportazioni di bombe d’aereo e missili verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti perché potrebbero essere usate contro i civili nella guerra nello Yemen. I voti favorevoli sono stati 262, gli astenuti 214, nessuno contrario.
Un segnale significativo è che nessun voto contrario significa che anche la sinistra estrema, oltre al Pd, si è astenuta sulla mozione di maggioranza. Qual è la valutazione complessiva?
C’è stato un ottimo lavoro nella maggioranza e vanno ringraziati come sempre gli uffici competenti della Farnesina, abbiamo lavorato a difesa dell’interesse nazionale spendendoci al massimo sul piano diplomatico per far sì che si arrivi al cessate il fuoco nello Yemen e si ponga fine a una delle più gravi crisi umanitarie della storia ma, contemporaneamente, senza creare danni di carattere occupazionale ed economico all’Italia. Come ha chiarito benissimo il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, non vogliamo distruggere la nostra industria degli armamenti.
Se sul fronte diplomatico c’è una quasi totale condivisione, dovrete risolvere qualche problema nella maggioranza. Nella dichiarazione di voto del M5S, l’onorevole Chiara Ehm ha confermato l’auspicio della riconversione dell’industria bellica italiana.
Su questo la Lega è assolutamente contraria. L’onorevole Ehm si riferiva a una premessa della mozione in cui si dice che “sarebbe opportuno che venissero assunte iniziative per favorire e supportare la riconversione in produzioni civili delle attività delle aziende attualmente interessate alla produzione di armi”. Ed è una premessa non contenuta nel dispositivo che impegna il governo.
La posizione italiana sulla vendita di armi incide anche sulle nostre alleanze nell’area?
Benché in altri Paesi sia in atto un confronto sulle alleanze in quel quadrante, noi siamo con gli Stati Uniti e dunque non possiamo avere come riferimento che l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. La Lega non è insensibile come dimostra per esempio il lavoro dell’onorevole Elena Murelli che è presidente della sezione bilaterale di amicizia in ambito di Unione interparlamentare (Uip) Italia-Arabia Saudita.
A proposito delle industrie del comparto della Difesa, si è appena ricostituito l’intergruppo parlamentare dell’aerospazio.
Abbiamo avuto il primo incontro, le aziende del comparto aerospazio sono un vanto nazionale, un’eccellenza e anche su questo dobbiamo fare squadra così come si è fatto sulle Olimpiadi. Purtroppo non sempre prevale l’interesse nazionale: l’esempio sta da un lato con le diverse mozioni sull’Arabia Saudita e dall’altro con le Olimpiadi di Milano-Cortina. L’Italia vince sulle Olimpiadi e perde sullo Yemen.
È in dirittura d’arrivo anche il decreto missioni: qual è la posizione della Lega sulla necessità di una maggiore attenzione sull’area del Mediterraneo e sull’Afghanistan?
La posizione della Lega è chiarissima anche in seno all’assemblea parlamentare della Nato. Siamo sempre pronti ad affermare la centralità del Mediterraneo nello scenario geopolitico e quindi, per esempio, l’importanza del fianco sud della Nato e dell’hub di Napoli. Sull’Afghanistan nei mesi scorsi ci sono stati vari annunci dal ministro Elisabetta Trenta e dagli alleati: su questo chiediamo solo che ci sia coordinamento, senza dimenticare il grande impegno profuso dall’Italia in quel Paese
La missione Eunavfor Med-Sophia è prorogata fino a ottobre. Che cosa succederà?
Come relatore ho voluto che su Sophia fosse scritto che l’Italia non deve più essere l’unico porto di sbarco, come previsto dalle attuali regole d’ingaggio. Siamo assolutamente in linea con il vicepresidente Salvini perché non si può più tollerare che l’Italia sia lasciata da sola sull’immigrazione sia dal punto di vista politico che operativo. Quindi non si può continuare con regole d’ingaggio per le quali l’Italia è l’unico porto di sbarco.
Sophia ha raccolto il 9 per cento dei migranti sbarcati in Italia tra giugno 2015 e dicembre 2018. Oggi, con gli sbarchi calati dell’85 per cento, nel peggiore dei casi Sophia raccoglierebbe il 9 per cento di un totale molto più basso. Non sarebbe più utile un’azione diplomatica per condividere il peso dell’accoglienza senza rischiare di perdere il comando di Eunavfor Med?
È un ragionamento che abbiamo ben presente, la priorità in ogni azione della Lega è quella di garantire l’interesse nazionale, la difesa dei confini e fermare, come ha fatto il vicepresidente Salvini, un’ondata migratoria senza pari. Finché non è chiarito il punto delle regole d’ingaggio è difficile sentirsi appoggiati dagli altri Paesi europei il cui atteggiamento dimostra che noi dovremmo essere “schiavi” (lo dico tra virgolette) dell’asse franco-tedesco.
Non bisogna dimenticare che le missioni militari sono un fondamentale strumento di politica estera.
È un concetto sacrosanto, le missioni sono uno strumento principe di politica estera, ci dovrebbe essere una piena e unanime consapevolezza su questo, ma così non è e la Lega ha fatto di tutto perché si arrivasse a dimostrare fiducia verso chi è schierato nei teatri operativi a difendere anche l’interesse nazionale. Siamo stati ore nelle commissioni congiunte Esteri e Difesa a discutere un emendamento dell’onorevole Lia Quartapelle (Pd) che chiedeva controlli più serrati sulle motovedette classe Corrubia della Guardia di Finanza date alla Libia per pattugliare i confini affinché non venissero utilizzate per altri scopi. Dopo averlo accolto, nel dibattito in aula ho ascoltato interventi del Pd non proprio consoni (e il riferimento è alla posizione di Matteo Orfini, ndr).