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Savio lascia i Servizi. Cosa cambia ora per l’intelligence? L’analisi di Vespa

Il governo Conte ha un’altra importante casella da riempire, quella di un vicedirettore del Dis (il Dipartimento che coordina le Agenzie di intelligence) con il ruolo di vicario. Era questo il compito di Enrico Savio che dopo tanti anni in prima linea nell’intelligence ha deciso di passare al privato con un primario ruolo in una grande azienda come Leonardo.

Quella di Savio (poliziotto già stretto collaboratore di Gianni De Gennaro) non è un’uscita come le altre, anzi sembra essere una decisione dirompente come forse non ce ne erano state dalla legge di riforma del comparto del 2007 ed è un segnale che l’esecutivo non deve sottovalutare, a cominciare dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha mantenuto la delega all’intelligence. Il rimescolamento di carte che inevitabilmente ne deriverà dovrà essere gestito con estrema cura.

Solo pochi giorni fa, dopo alcuni mesi di discussioni e trattative, erano arrivate le nomine del generale di corpo d’armata dei Carabinieri Angelo Agovino alla vice-direzione dell’Aise e del dirigente generale della Polizia Vittorio Pisani alla vicedirezione dell’Aisi, rispettivamente sotto i direttori Luciano Carta e Mario Parente. Ora il direttore del Dis, Gennaro Vecchione, generale della Guardia di Finanza, ha due vice: il generale dell’Esercito Carmine Masiello e il professore Roberto Baldoni. Secondo i rumors, non si può escludere che Masiello nel prossimo autunno torni nella Forza armata mentre Baldoni, che ha la delega alla cyber security, in forza della sua competenza potrebbe restare dov’è.

Il comparto intelligence ha bisogno di esperienza e competenza. Enrico Savio ha rappresentato l’elemento di continuità fra i direttori generali De Gennaro, Massolo e Pansa, garantendo il passaggio di consegne al prefetto Vecchione. Adesso, tocca al governo intervenire adeguatamente, garantendo che il vento del cambiamento consolidi l’esperienza e l’integrità di un comparto che rappresenta il cuore nevralgico della nostra stessa Repubblica.



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