IL QUIRINALE
Più compatta di così l’Italia non poteva presentarsi all’esame di Bruxelles. Da Vienna arrivano le dichiarazioni di Sergio Mattarella. Semplici, dirette, efficaci: “Non vedo ragioni per aprire la procedura di infrazione contro l’Italia”. Il Presidente della Repubblica risponde così alla domanda di un giornalista austriaco e offre la più solida delle sponde al governo di Giuseppe Conte. L’europeismo del Quirinale non è minimamente in discussione, così come non lo è il principio che vuole un’Italia unita sempre vincente. Unità nazionale ma anche unità politica.
Mattarella ha spiegato che ha citato il disavanzo di bilancio “passato dal 2,4 al 2,1 tra il 2017 e il 2018” e l’avanzo primario “passato dall’1,4 all’1,6”. Li ha definiti “due dati di trend positivi per i conti pubblici”. E ha condito le sue dichiarazioni con una considerazione più generale: “Vi è una condizione di base di economia italiana di grande solidità, non a caso l’Italia è la terza economia dell’Ue ed è la seconda manifattura d’Europa. Credo che il governo stia presentando ciò alla Commissione Ue per dimostrare che i conti saranno in ordine, le indicazioni sono rassicuranti e non vi sia motivo per aprire una nuova infrazione”.
Dopo mesi di divisioni all’interno della maggioranza e anche di momenti di stupore istituzionale, la ritrovata coesione è suggellata dall’intervento del Quirinale la voce decisamente più autorevole di Roma.
CONTE E LE NOMINE
Dichiarazioni che arrivano anche nel giorno in cui l’Istat ha fornito cifre sull’occupazione che inducono a un sia pur moderato ottimismo. E che giungono dopo le parole severe del premier Conte sulle nomine, parole che sono di quanto più lontano da un’arrendevolezza istituzionale. A proposito del pacchetto delle nomine ai vertici dell’Unione Europea, Conte – a margine del Consiglio Europeo a Bruxelles – ha usato toni perentori. “Il criterio che ci viene proposto è nato fuori dal mandato che avevamo conferito al presidente Donald Tusk. È un pacchetto che è stato elaborato da alcuni esponenti dei più importanti partiti. Ci propongono in sostanza, con Timmermans presidente della Commissione, il criterio dello Spitzenkandidat che avevamo abbandonato perché non funzionava. E per giunta ci viene riproposto in un pacchetto precostituito nato altrove. L’Italia queste cose non le può accettare. Ho cercato di farlo capire: purtroppo – conclude – ci ho impiegato 18 ore e mezza”.
Insomma l’Italia sta agendo in Europa come un attore di primo piano, rivendicando il proprio ruolo. E sta agendo di concerto, dimostrando compattezza e solidità istituzionale.