Ormai lo spettacolo che ci propina quotidianamente il teatrino della politica è sempre più avvilente. A 24 ore dal voto finale sulla finanziaria, Lamberto Dini e il suo esiguo manipolo di senatori (ben due!) tiene tutti con il fiato sospeso e non scioglie le riserve sulle sorti di questo governo. Sostiene di avere le mani libere, che non ha ricevuto offerte da Berlusconi ma che con lui ha un rapporto di cordialità e che non ha ricevuto offerte da Prodi, ma non entrerebbe comunque in un suo esecutivo “rimpastato”. La cosa davvero triste è che l’Italia sia nelle mani di ipocriti giochi puramente personalistici, come quelli del senatore Dini, leader di un partito che in realtà è un divano a tre posti e che rappresenta solo ed unicamente i suoi interessi particolari. Triste è che siamo costretti ad assistere alla lenta agonia della politica, ormai ridotta a mero scambio e oscurata da una corruzione galoppante. Triste e vergognoso che Dini possa tranquillamente continuare a ballare il suo valzer, riservandosi di dire addio (o no) a seconda di quanto gli tornerà eventualmente in tasca. Il paese non ha bisogno di tutto questo. Vergogna!
Dini e il valzer degli addii
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