La conferenza tenuta presso Palazzo Theodoli Bianchelli ha forse aperto le porte ad una nuova (del tutto) amicizia tra la componente grillina del governo Italiano e Gerusalemme. Non tutti sono d’accordo, e tra le fila del Movimento c’è ancora chi non digerisce la virata del vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio su temi delicati e a tratti intoccabili come il conflitto israelo – palestinese e il gioco dell’Iran in Medio Oriente.
SEGNALI PREMONITORI
Se il dossier israeliano possa o meno rappresentare una spaccatura interna al governo italiano, è stato un tema di discussione nel corso di tutto l’anno passato. Storicamente, infatti, il partito che più di tutti ha mostrato ostilità verso Israele negli ultimi anni è proprio il Movimento Cinque Stelle, una delle due forze politiche di maggioranza. La Lega, ma anche la maggior parte dei partiti di opposizione, pensiamo a Forza Italia o al Partito Democratico, vantano (nonostante disaccordi di vario genere) tutti una storia di sostegno e relazioni positive con Israele. Circa un mese prima delle elezioni del 4 marzo 2018, però, un tweet di Di Maio ha fatto crollare il piedistallo sul quale la politica estera del movimento cinque stelle si sarebbe dovuta tenere in equilibrio, caratterizzata da una posizione molto dura nei confronti di Israele: “Hamas è per noi una seria minaccia terroristica. La nostra linea su Israele e Palestina è quella dei due popoli e due Stati, ma va riconosciuto a Israele il diritto di vivere in Sicurezza”. Una frase che nessuno si sarebbe aspettato, ma che ha lasciato presagire un’importante apertura nelle relazioni tra i due.
OMBRE DAL PASSATO
L’abbraccio e la rinnovata amicizia tra il Movimento Cinque Stelle e Israele potrebbe, invece, rappresentare una spaccatura interna al movimento. Per dare un’idea di quanto, negli anni passati, la posizione dei grillini fosse dura, basti pensare che Beppe Grillo, il fondatore del Movimento, In un post del 2006 intitolato “Adolf Gibson”, scrisse: “Se avesse detto (parlando dell’attore Mel Gibson n.d.r.) Israele è responsabile della guerra in Libano, oppure: Israele con il suo comportamento può far scoppiare la terza guerra mondiale, forse avrebbero riaperto Alcatraz solo per lui e buttato via le chiavi. Israele fa paura. Il suo comportamento è irresponsabile” e “Dietro Israele ci sono gli Stati Uniti o dietro gli Stati Uniti c’è Israele? Chi è la causa e chi è l’effetto?”. Anche più di recente, in particolare dopo il 2013, si sono scatenate diverse posizioni contrarie alle politiche di Israele all’interno del Movimento. Ad esempio, il già deputato Paolo Bernini, in un’interrogazione parlamentare del luglio del 2013 ha affermato “Il Sionismo è una piaga”, e nel luglio del 2014 ha presentato una mozione alla Camera in cui chiedeva un embargo di cinque anni nei confronti di Israele. Anche il già deputato Alessandro di Battista, uno dei più noti esponenti del Movimento Cinque Stelle, nel luglio del 2014 ha dichiarato di sentirsi comprensivo nei confronti della violenza perpetrata dai palestinesi, richiedendo apertamente il ritiro dell’Ambasciatore Italiano da Israele. Alcune di queste posizioni sono in passato state condivise anche dall’attuale Sottosegretario presso il ministero degli Affari Esteri Manlio Di Stefano, che nel medesimo anno ha chiesto addirittura a Renzi di cessare tutte le relazioni economiche e diplomatiche con Israele. Nel 2016, proprio in un’intervista rilasciata a “La Stampa”, inoltre, lo stesso Sottosegretario affermò “la storia ci insegna che Hamas nasce come partito, e che ha vinto in libere elezioni. Poi l’isolamento di Gaza ha cambiato le cose”.
AUSPICI
Il vicepresidente del Consiglio dei ministri Luigi di Maio, che in passato ha sposato posizioni molto contrarie a Israele ( durante il suo primo viaggio, definì il riconoscimento dello stato palestinese come una priorità per il M5S e dichiarò che “il principale ostacolo alla pace sono gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi), potrebbe aver intrapreso una nuova linea di politica estera, più moderata e vicina ad una realtà democratica e liberale come Israele. I deputati Paolo Lattanzio, capogruppo M5s in commissione Cultura, e Antonio Zennaro, membro della Commissione Bilancio e Finanze e del Copasir, nel promuovere l’evento organizzato assieme all’Ambasciata hanno affermato con forza che il Movimento è pronto ad abbandonare stereotipi e generalizzazioni che hanno in passato penalizzato le relazioni con Israele. Lattanzio, ha infatti spiegato che i grillini “Non sono contro Israele” e che il Movimento, al momento in fase di crescita ed evoluzione, sta affrontando importanti cambiamenti: “Abbiamo fatto degli errori alimentati anche da un certo tipo di racconto mediatico, ma ora c’è una sensibilità diversa”. Zennaro dal canto suo ha affermato di voler creare connessioni sempre più esplicite con quello “che è un paese amico e strategico nell’area mediterranea”. Sarà forse quel “vogliamo rafforzare il dialogo interculturale” o la volontà manifestata e sincera di uscire dal vicolo cieco delle “posizioni ideologiche” finalizzate a mantenere “capisaldi forti come il contrasto all’antisemitismo” che rappresentano un cambio di passo positivo nelle relazioni tra una delle principali forze di governo e lo Stato di Israele.
L’auspicio, non solo dei presenti ma anche di chi ha per diversi anni sperato in un rinnovato cordone tra due Paesi storicamente amici e con 70 anni di diplomazia culturale alle spalle, è quello di una sempre maggior collaborazione, in particolare nei campi dove Israele rappresenta un unicum al mondo, ovvero la sicurezza informatica, l’innovazione tecnologica e le startup. Per Zennaro, “Guardare ad Israele significa favorire lo scambio e attrarre know- how soprattutto nell’ambito dell’innovazione applicata alle industrie Hi-tech. Stiamo parlando di un’economia all’avanguardia, tra le prime a livello mondiale nei settori tecnologico e dell’innovazione”, un Paese che, secondo Lattanzio ha un’importanza strategica dirimente nel “far avanzare la stabilità nell’area del Mediterraneo”. È la nuova “sensibilità” del Movimento Cinque Stelle, quella che abbiamo visto, e che si farà promotrice di futuri incontri e nuovi spazi di dialogo tra i due Paesi. Israele, che da un’ala del Movimento sta iniziando ad essere considerato “un Paese amico”, con il quale “la relazione è naturale” e i rapporti “destinati a intensificarsi”, potrebbe presto, a conclusione di questa stretta di mano diplomatica, accogliere di nuovo in visita Luigi di Maio, pubblicamente invitato proprio in questa occasione dall’Ambasciatore Israeliano Ofer Sachs.