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Sunniti e sciiti uniti dal documento sulla fratellanza firmato da Francesco

“Per i rapporti tra musulmani e cristiani comincia una fase nuova, grazie al reciproco riconoscimento della legittimità provvidenziale delle rivelazioni, teologie, religioni e delle comunità religiose. La diversità non è più motivo di conquista o proselitismo, o pretesto per una semplice tolleranza di facciata, piuttosto è un’opportunità per mettere in pratica la fratellanza che è una vocazione contenuta nel piano di Dio”.

È questo uno dei passaggi più importanti del documento firmato da numerosi intellettuali musulmani sul significato e la portata della dichiarazione congiunta firmata da Papa Francesco e dall’imam dell’Università islamica del Cairo, Ahmad Tayyeb, ad Abu Dhabi il 4 febbraio scorso. La dichiarazione congiunta sulla fratellanza umana infatti segna una svolta culturale senza precedenti soprattutto per il mondo musulmano, visto che archivia l’epoca della discriminazione nei Paesi a maggioranza musulmana indicando la necessità di riconoscere a tutti i credenti, e non credenti, la pari cittadinanza, con pari diritti e pari doveri.

UN DOCUMENTO DI ECCEZIONALE IMPORTANZA

Dopo secoli di “protezione” dei popoli del Libro, cioè di ebrei e cristiani, quali cittadini di serie B ammessi ma non ritenuti uguali ai musulmani, quel documento è davvero un fatto nuovo, che porta a compimento un difficile cammino alla ricerca della reciproca legittimazione comunicato con il Concilio Vaticano e poi portato avanti nel dialogo islamo-cristiano soprattutto con il sinodo della Chiesa universale per il Libano, negli anni Novanta, poi per il Medio Oriente, durante il pontificato di Benedetto e infine con il grande incontro del Cairo dopo che per la prima volta l’Università islamica del Cairo aveva riconosciuto e abbracciato il concetto di pari cittadinanza per tutti i compatrioti da ottenersi grazie a una costituzione condivisa e quindi non ispirata da leggi religiose.

Anche la Chiesa cattolica ha evidentemente fatto i suoi progressi nel dialogo, riconoscendo nell’Islam un seme di verità dal Concilio, con un documento, la Dichiarazione Nostra Aetate, che però non arrivava mai a citare Maometto. Una prudenza o uno scetticismo che col tempo è stato superato. Ora la reciprocità nel riconoscimento conquista uno spazio decisivo, visto che nella dichiarazione firmata dall’imam Tayyeb e da Papa Francesco si legge: “Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina, con la quale Dio ha creato gli esseri umani. Questa Sapienza divina è l’origine da cui deriva il diritto alla libertà di credo e alla libertà di essere diversi. Per questo si condanna il fatto di costringere la gente ad aderire a una certa religione o a una certa cultura, come pure di imporre uno stile di civiltà che gli altri non accettano”.

L’UNIONE DI SUNNITI E SCIITI

Pensare che dopo secoli di guerre e odi si arrivi a dire questo è un salto enorme, che le parti non hanno saputo apprezzare e valorizzare proprio per la sua forza, rilevanza e valenza. Un fatto commovente che è importantissimo in particolar modo vedere recepito da molti nomi di spicco non solo del mondo sunnita illuminato, quello a cui appartiene l’imam al-Tayye, e che in questo documento di valorizzazione della dichiarazione sono numerosi e autorevoli. Ma anche da esponenti dell’altra grande famiglia islamica, quella sciita. Come è noto il confronto in atto tra Arabia Saudita e Iran viene ammantato di valore religioso proprio per la copertura religiosa, sebbene eretica, che i due regimi si danno. Così è decisivo citare subito la firma del Sayed Jawad al Khoei, uno dei più importanti esponenti dello sciismo mondiale, basato in Iraq, nella città santa di Najaf. È, con quello del grande ayatollah al-Sistani, il nome più importante della gerarchia sciita che non si è mai piegato all’eresia khomeinista rappresentata dalla teoria del governo del giureconsulto, quello che ha legittimato la figura della guida spirituale in Iran, guida spirituale della rivoluzione iraniana, titolo assunto prima da Khomeini e poi dal suo successore Khamenei. Sono molti altri i firmatari di rilievo, africani e mediorientali, ma la firma del Sayed Jawad al Khoei è quella che dà a questo documento una rilevanza mondiale e indiscutibile, dimostrando come lo sforzo di Abu Dhabi possa davvero unire al di là dei confini e delle appartenenze e soprattutto degli usi strumentali delle fedi. Per la pace e il vivere insieme.



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