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Confusi e infelici

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Parafrasando Carmen Consoli, sembra essere questa la situazione del teatrino della politica italiana. Si potrebbe aggiungere anche un altro termine, a chiarire invece la sensazione di coloro che sono costretti ad assistere a questa rappresentazione di basso livello: annoiati. Confusi sono tutti quelli che seguendo l’imperativo categorico della “sintesi” a tutti i costi e della “mediazione” ad oltranza hanno perso di vista l’obiettivo principale che ogni Governo dovrebbe perseguire (qualunque sia il suo colore), ovvero quel dimenticato “bene comune” che è stato messo in naftalina. Quando qualcuno tira fuori il concetto, ti guardano come se fossi un neo-platonico, arroccato su archetipi poco concreti e affatto politici. Mestamente abbiamo letto – e  condiviso – l’editoriale di Giovanni Sartori sul Corsera di oggi, in cui il politologo per una volta prova a fare il politico, onde poi mollare sconfortato la palla perché ad essere come Prodi, ossia “uno che si muove solo per far restare tutto fermo”, non ci tiene davvero nessuno. Infelici dunque, sono tutti quelli che continuano a credere nel bene comune come un valore e non solo un target. I cittadini che vogliono partecipare al processo democratico e che chiedono referendum, nuova legge elettorale, riforme concrete, class action (all’americana però e non all’amatriciana), un mercato economico sgabbiato e non mummificato e – last but not least – una meritocrazia vera, che premi i giovani di talento e non gli anziani di raccomandazione. Annoiati, ultimo termine. Siamo tutti noi quando leggiamo che Dini dichiara che il Gov. è appeso ad un filo e Rifondazione annuncia battaglia dicendo che non si sente tranquilla dopo le parole di Prodi sul Welfare (quante volte lo hanno detto dal 2006? Innumerevoli), mentre dall’altra parte gli si rintuzza che il Governo cadrà presto, che non ci sono i numeri in Senato, che la spallata è ormai certa. Che barba che noia! Direbbero Sandra e Raimondo. Come può cadere questo Governo se non si ha ancora chiaro come affrontare il vuoto che ne deriverebbe? In realtà il “vuoto” c’è anche ora, solo che almeno Prodi riesce a governarlo, e ci si perdoni l’apparente paradosso. Confusi, infelici e annoiati. Speriamo che il natale ci faccia trovare qualche bel regalo sotto l’albero. Ormai non resta che affidarci a Santa Klaus, che potrebbe essere un ottimo candidato alla Presidenza del Consiglio, teniamolo da conto.

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