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Mistero tra le acque di Hormuz: che cosa succede al cargo MT Riah?

Press Tv, il media che pubblica in lingua inglese le linee del governo iraniano, ha diffuso le immagini della MT RIAH, una petroliera che i Pasdaran avrebbero fermato sabato scorso mentre transitava tra le rotte anguste e delicatissime a sud dell’hub petrolifero iraniano di Larak, sullo Stretto di Hormuz.

Gli iraniani prima hanno detto di averla soccorsa perché era in panne, ma poi hanno cambiato versione sostenendo di averla rimorchiata perché stava contrabbandando “un milione di litri di petrolio”. Gli americani rilanciano di aver informazioni di intelligence sul fatto che si sia trattato di un sequestro. 

Oggi, ai microfoni di France24, il delegato speciale americano per l’Iran, il falco Brian Hook, ha detto che la nave è degli Emirati (cosa su cui Abu Dhabi glissa da giorni, mentre nessun paese ne rivendica proprietà e gestione) e che l’Iran ha compiuto un “altro atto di aggressione marittima”; dice “altro” riferendosi ai precedenti sabotaggi che hanno colpito sei petroliere tra maggio e giugno, sempre in quell’area.

Il tanker ha iniziato il suo viaggio il 5 luglio vicino a un porto al largo della costa di Dubai, poi è scomparso il 14 luglio. Gli Emirati Arabi Uniti, dove dovrebbe aver sede la società Riah, hanno negato la proprietà e lo stesso ha fatto il Regno Unito. La nave batte bandiera panamense, ma sembra che abbia avuto diversi passaggi di proprietà/gestione negli ultimi anni – le questioni di bandiera sono un argomento sensibile che può aprire controversie profonde, mentre in questo momento tutti tendono a tenere bassa l’intensità, perché la storia della Riah si inserisce nel complicato quadro del confronto Usa-Iran nel Golfo.

Domenica mattina la nave era stata rintracciata vicino alla costa di Ras al-Khaimah prima di cambiare rotta e dirigersi a nord verso le acque iraniane, dopodiché ha smesso di trasmettere il suo segnale intorno alle 4:30 ora locale.

Il Telegraph riporta i dati di Lloyd’s List Intelligence, una società inglese che si occupa di fornire informazioni sul mondo dei traffici marittimi, secondo cui la petroliera non ha effettuato alcuna attività portuale nell’ultimo anno, ha avuto 27 giorni di attività oscure e si è avvicinata 55 volte con altre navi. Schemi di trading caratteristici dei trasferimenti clandestini ship-ship – quelli con cui viene trasferito il petrolio da un’imbarcazione all’altra, per aggirare sanzioni o per vendite clandestine.

Lloyd’s ha notato che spesso la Riah ha spento il sistema di identificazione automatica, attività nota come “going dark“, usata da petroliere caricate con greggio iraniano, per evitare il rilevamento e eludere le sanzioni statunitensi. La Riah, inoltre, sembra che abbia ricevuto combustibile da una fonte sconosciuta al largo degli Emirati Arabi Uniti per poi trasbordarlo su altre petroliere che di solito lo trasportavano in Somalia o nello Yemen.

Gli esperti hanno suggerito che la quantità di carico a bordo era così insignificante che è probabile che Teheran abbia solo rimorchiato la nave per dare prova di forza dopo che la Gran Bretagna ha sequestrato una superpetroliera iraniana al largo di Gibilterra all’inizio di questo mese, scoperta in violazione delle sanzioni Ue sul commercio petrolifero con la Siria.

Secondo TankerTrackers.com, che monitora costantemente tutti i movimenti marittimi delle petroliere, potrebbe addirittura essere tutto una bufala: “La nostra analisi in questo momento è che nulla sia realmente accaduto”, ha scritto su Twitter la società, che utilizza immagini satellitari per identificare i movimenti delle navi cisterna. “Questo sembra essere un tentativo di aumentare il prezzo del petrolio dopo le recenti notizie (che l’Iran ha negato) che gli Stati Uniti erano in trattativa con l’Iran. Non ci sono prove visive o dati a supporto di una nave che viene catturata”.

Ossia, secondo questa ipotesi (siamo nel campo delle ipotesi, si sottolinea, ndr): gli iraniani hanno spostato la petroliera (una che loro stessi usavano in passato per traffici clandestini) e hanno simulato il tracciato e la deviazione, poi il sequestro. Un metodo per far passare il messaggio che lo scotto di Gibilterra non è restato impunito, a puro uso interno, e per giocare sul prezzo del petrolio. 


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