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Il valzer gialloverde in politica estera secondo l’ambasciatore Minuto Rizzo

Divisioni, litigi, smentite e dietrofront. A poco più di un anno di convivenza armata a Palazzo Chigi fra Lega e Cinque Stelle i contraccolpi si fanno sentire, anche in politica estera. Qui le distanze si fanno davvero siderali. E il risultato è un valzer continuo che impedisce al Paese di trovare la sua collocazione nel mondo. Non è sempre stato così. Ne è convinto Alessandro Minuto Rizzo, presidente della Nato Defense College Foundation, già vice segretario generale della Nato: “Ci siamo conquistati a fatica un posto nel consesso delle grandi democrazie occidentali, nei comitati ristretti e decisivi come il Quint, dovremmo difenderlo fino all’ultimo”.

E invece?

Siamo stati maldestri, e contraddittori. Ci dichiariamo atlantisti, poi chiediamo di togliere le sanzioni alla Russia e firmiamo un memorandum con la Cina presentandolo come una svolta epocale. Se un ragazzo di Rotterdam o Parigi prende in mano un giornale e si chiede quale sia il posto dell’Italia nel mondo non ci capisce nulla.

Da Craxi a Berlusconi, da Andreotti a Conte ci si è convinti di poter fare da mediatori, senza scegliere un solo campo. Un’illusione?

L’Italia è da sempre convinta di avere questa vocazione storica. Il problema non è mediare, ma farlo sul serio. Alle photo opportunity deve seguire un’attività tecnica. La Libia insegna. Sosteniamo ufficialmente Sarraj e non chiariamo i nostri rapporti con Haftar. Se davvero volessimo avere un peso convocheremmo i leader ogni mese e chiederemmo conto delle loro azioni.

La Farnesina ha ancora un ruolo o è una succursale di altri ministeri?

Dipende cosa si intende per Farnesina. Il circuito diplomatico italiano è eccellente. Sull’operato del ministero nell’ultimo anno il giudizio è meno roseo. Moavero non si è distinto per chiarezza e fermezza. E oggi la politica estera si fa da altre parti.

Come al Viminale, che sull’immigrazione detta legge da solo, anche quando andrebbe cercato un canale diplomatico con Bruxelles.

È il dossier più complicato. Lo hanno preso in mano il presidente del Consiglio e i due vicepremier, non c’è spazio per altri…

Si farà ancora più complicato ora che subentra la nuova Commissione. A giudicare dagli esordi non sembra ci sia un gran feeling.

Le divisioni sull’elezione non hanno posto buone basi. In Europa contiamo poco. Non giovano le continue critiche a Francia e Germania, e il silenzio più totale sulla Difesa europea nell’ultimo anno.

E con la Nato?

L’ancoraggio all’alleanza è rimasto solido. Ma il governo continua a tagliare le spese per la Difesa. Una mossa forse comprensibile alla luce delle altre necessità sociali cui si deve far fronte. Un grave errore storico se si tiene conto delle minacce che incombono sull’Europa.

Eccone una: oggi risuona il requiem per il Trattato Inf fra Stati Uniti e Russia. Quanto durerà la sopportazione degli americani per il flirt del governo italiano con Mosca?

Non sarei catastrofico sull’Inf. La sua estinzione non è un buon segnale, ma difficilmente si arriverà allo scontro nel breve periodo. Quanto ai rapporti con la Russia, sono cosa buona e giusta ma non vanno sopravvalutati. È un Paese con una grande storia ma è anche una potenza in declino demografico ed economico. Eccetto energia e armamenti non ha molto da offrire.

È un fatto che Roma e Mosca si siano avvicinate da un anno a questa parte. Il governo italiano, per dirne una, è stato uno dei pochi a non riconoscere Juan Guaidò presidente del Venezuela con buona pace del pressing americano.

Ne siamo usciti male, ci saremmo dovuti schierare con la comunità internazionale. È giusto voler alzare la voce e difendere i propri interessi nazionali. Ma dobbiamo farlo senza uscire dal gruppo delle democrazie occidentali.

Ora c’è un altro pressing su Palazzo Chigi. Washington e Londra chiedono all’Europa di schierarsi contro l’Iran, e di partecipare a una missione nello stretto di Hormuz.

Trovo singolare che Londra chieda aiuto all’Ue proprio quando vuole abbandonarla. Evidentemente la gloriosa marina britannica è oggi molto più debole di quanto pensiamo. Sull’operazione ho qualche dubbio. Non conosciamo bene le posizioni in campo. Sentiamo parlare di Stati Uniti e Iran, ma i due governi hanno al loro interno voci molto discordanti. Inviare navi nello stretto rischia di aprire una nuova escalation.



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