Quando un papa avverte il bisogno di mettere in guardia gli europei dal rischio di tornare alle guerre del passato con i sovranismi che parlano sempre di “prima noi. Noi, noi…” e fanno riecheggiare parole che ricordano quelli di Hitler, è non solo sbagliato, ma molto riduttivo leggere queste parole come riferite al singolo caso italiano.
Francesco ovviamente afferma che la sovranità nazionale va difesa, ma “il sovranismo è un’esagerazione che finisce sempre male: porta alle guerre.” L’allarme chiarissimo e fortissimo di Papa Francesco riguarda una cultura che è cresciuta a dismisura in questi anni di “guerra mondiale a pezzi”. Ed è un allarme che va capito nel suo valore primariamente europeo, ma non solo europeo. E infatti da Beirut il noto accademico ortodosso Antoine Courban, che in una recente conferenza a Roma ha rivendicato la sua identità di credente, ha scritto su twitter dopo aver letto l’ intervista a La Stampa “tu es Petrus”, aggiungendo l’acclamazione più solenne della liturgia greca, “conservalo a lungo Signore.”
Il pensiero sovranista ha creato nel mondo delle religioni la consapevolezza, incluso ovviamente l’Islam, che papa Francesco è il leader morale globale che tenta di salvare la pace. Certamente nei pensieri del papa l’Italia c’è, e gli accadimenti recenti non possono certo averlo rasserenato. Il vescovo di Roma avrà certamente pensato in queste ore a Soverato, Melito, Lampedusa, Catanzaro marittima, Gaeta, Terracina, Parghelia, Bagnara Calabra, Siderno, Maratea, Sambiase, Belvedere marittimo, Gioia Tauro, Lipari, Vietri sul Mare, Villammare.
Sono soltanto alcune delle località dove si trova un santuario o dove ha luogo una processione dedicata alla Madonna di Porto Salvo. Protegge i marittimi, senza distinguerli ovviamente dagli schiavi e dai naufraghi. Il santuario di Lampedusa in particolare è famoso da secoli, ritenuto in origine un eremitaggio musulmano, ha visto cristiani e musulmani pregare per tanto tempo in zone limitrofe. È una tradizione talmente antica e radicata che difficilmente il ministro dell’interno dimissionario, Matteo Salvini, può non averla soppesata prima di dedicare alla Vergine Maria il voto favorevole al decreto sicurezza bis, quello non solo dei porti chiusi ma anche del sequestro delle imbarcazioni che portano in salvo profughi.
La gestione dei flussi migratori è una cosa, l’umanità e il sensus fidei un’altra. Al riguardo la commissione teologica afferma che “ i fedeli possiedono un istinto per la verità del Vangelo, che permette loro di riconoscere la dottrina e la prassi cristiane autentiche e di aderirvi.”
Ma se è legittimo pensare che il ministro non conoscesse il culto della Madonna di Porto Salvo, non è lecito immaginare che non lo conoscessero in Vaticano. Un tempo si sarebbe detto che “il Vaticano segue con preoccupazione la crisi politica italiana” oggi è lecito dire che il Vaticano segue con preoccupazione alcune mosse del titolare dimissionario del Viminale. Certo, nella Cei e nella Curia Romana, alcuni concordano con la sua impostazione, questo è evidente più che chiaro. Ma se si considera che il Concilio Vaticano II è stata la conseguenza degli orrori della Seconda Guerra Mondiale nessuno può pensare che il problema riguardi un’impostazione politica locale, ma la messa in discussione di un Concilio che è perno, prodotto e volano dell’ordine mondiale liberale, del quale è parte importantissima e profonda il senso della Beata Vergine Maria.
Forse per capire la portata di questa crisi e dell’impostazione che è stata data alla politica sul governo della tragedia che si svolge nel Mediterraneo è il caso di ricordare il Magnificat, la preghiera mariana per eccellenza, quella che nel Vangelo di Luca formula Ella stessa: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.”
Forse è per questo che il vescovo di Mazara del Vallo, città siciliana e del canale di Sicilia, ben conoscendo le processione mariane nel Mar Mediterraneo e nel Canale, ha voluto incontrare il capomissione di “Mediterranea”, Luca Casarini, presso il palazzo vescovile di Mazara del Vallo. Casarini è imbarcato sulla “mare Jonio”, nave madre del progetto “Mediterranea Saving Humans”, attualmente al porto di Licata, da dove ripartirà, fra qualche giorno, per navigare ancora nel mare Mediterraneo. “Grazie per quello che fate. Il vostro impegno nel salvare i migranti in difficoltà è un dono di Dio – ha detto il Vescovo a Casarini – perché è l’essere umano, di qualsiasi colore della pelle o di razza, che rimane al centro della vostra missione, seppur la politica si è mossa e si muove, purtroppo, in direzioni diverse”.
E per lo stesso motivo il direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, ha ritenuto di mettere da tre giorni in testa al suo account twitter un pensiero assai breve: “questo è tempo di resistenza umana, civile e religiosa.” Ha ricevuto oltre 5mila mi piace e oltre 1500 retweet. Per agosto inoltrato un dato non irrilevante. L’ idea che Maria possa divenire la custode di una politica identitarista, escludente, nazionalista, crea un allarme aggiuntivo, molto importante non solo per la Chiesa.
Per essa è in gioco il suo stesso destino cattolico, cioè universale, ma fa temere a tutti che Dio sia non sia con tutti ma con qualcuno e così contro altri. Queste non sono sottigliezze: il punto non è se la Chiesa ha diritto di interferire negli affari politici degli Stati, ma se la politica possa sentirsi autorizzata a interferire negli affari del sacro, ovviamente per sacralizzare sé stessa. La Chiesa non interferisce se dice la sua, ma se tenta di coartare la coscienza politica degli eletti. Dicendo la sua non interferisce, visto che il codice di diritto di diritto canonico, come ha ricordato in questi giorni sempre padre Spadaro, afferma che “È compito della Chiesa annunziare i principi morali anche circa l’ordine sociale, e così pure pronunciare il giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigano i diritti fondamentali della persona umana o la salvezza delle anime”. Ovviamente, da cattolico adulto, quali tutti i cattolici dovrebbero essere, ognuno è libero di seguire la sua coscienza. Ma il principio “libera Chiesa in libero Stato” esclude che rappresentanti dello Stato possano ergersi a Sommo Pontefice. Sono lontani i tempi dell’imperatore Teodosio.
La preoccupazione della Chiesa di Francesco non va dunque fraintesa: in gioco non sono tanto le sue prerogative, semmai l’idea che la fede cristiana, cattolica, possa di nuovo essere usata contro. La preoccupazione principale però, per l’Italia e per l’Europa, è quella di un’implosione sull’onda di nazionalismi e di pregiudizi che proprio un secolo fa cominciavano a dare il peggio di sé.
Più di giornali e partiti il Vaticano ha capito che se si sceglie un percorso diverso da quello europeo, salta la cultura del legame, del vivere insieme. Rileggere il passato potrebbe diventare così il modo migliore per immaginare il futuro. Ovvio che davanti a una simile prospettiva torni con lo scandalo del pregiudizio e dello scandalo anche lo scandalo di un cristianesimo che scegli gli ultimi, sempre. Perché è nel suo Dna.