Iva o non Iva, questo è il problema. Mentre il governo gialloverde si appresta chiudere formalmente la sua esperienza consegnandosi agli annali della politica (domani è convocata la conferenza dei capigruppo in Parlamento), ci si chiede da più parti se davvero il governo che uscirà dalle urne di ottobre (sempre che si voti, è tutto da vedere) riuscirà a racimolare quei 23 miliardi per sterilizzare l’Iva, che altrimenti salirebbe al 25% con tutti i danni del caso. Secondo Antonio Rinaldi, economista vicino a Paolo Savona e oggi eurodeputato della Lega, il giochino può riuscire.
PRONTI A TUTTO
“La Lega ha già una sua proposta in merito, siamo pronti da tempo. In ambo le opzioni, scioglimento delle Camere e dunque voto o un Conte-Bis, la nostra proposta va nella direzione dell’Iva. Questo deve essere chiaro, noi abbiamo una nostra proposta fiscale già pronta ad essere usata e che passa attraverso una flat tax e naturalmente il blocco dell’Iva”. Rinaldi è dunque sicuro che comunque si mettano le cose, le tasse non aumenteranno.
L’ATTESA PER DOMANI
“Certo, esiste la possibilità dell’esercizio provvisorio, ma è altrettanto vero che l’attuale governo si può occupare degli affari correnti. Non c’è dunque un vero e proprio buco che impedisca di portare avanti la riforma fiscale con annesso blocco dell’Iva. E comunque prima di parlare di esercizio provvisorio aspetterei quello che succede domani nella conferenza dei capigruppo. Fondamentalmente può succedere ancora molto. Ricordiamoci però una cosa, ci serve un governo stabile, il più stabile possibile. Per questo è meglio votare”.
L’EUROPA, L’ITALIA (E IL PD)
Rinaldi sposta poi il baricentro del discorso anche sull’Europa. “L’Unione ha moltissimi problemi per conto proprio. Ci hanno attenzionato per molti hanni ma alla fine è venuta fuori la loro polvere sotto il tappeto. Ci sono molti altri Paesi che hanno avuto problemi seri come i nostri. Dunque l’Europa deve pensare un po’ più a lei e meno a noi”. Sui movimenti interni al Pd Rinaldi ha la sua idea. “Zingaretti vuole il voto per portare a casa un po’ di vantaggio dopo il 4 marzo del 2018 ma soprattutto per togliersi di torno i renziani. Se ci fosse il voto non ci sarà certo più posto per gente come Renzi, che sarà destinato all’obliò”.