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Come i 5 Stelle possono uscire dalla crisi (con il Pd). L’analisi di Mayer

Nei momenti di crisi più gravi le mezze misure non funzionano. I governi “istituzionali a tempo” di Dini e Monti hanno preso qualche provvedimento utile, ma non hanno garantito la stabilità politica che è la preliminare garanzia di salvezza per l’Italia nel medio e lungo periodo, nonché una reale riassicurazione per gli operatori finanziari con i quali l’Italia deve rinnovare centinaia di miliardi di euro in titoli di stato.

L’ abile proposta tattica di Matteo Renzi presenta un limite: è servita a mettere alle strette Beppe Grillo che l’ha presa male, ma sfugge a questo nodo cruciale. Un esile esecutivo guidato da Elisabetta Belloni, da Cottarelli o da Cantone (tanto per riprendere le indiscrezioni di stampa) darebbe agli italiani, ai partner europei e al mondo un senso di provvisorietà innescando da subito una
campagna elettorale prolungata e particolarmente velenosa in cui interferenze di clan locali, speculazioni finanziarie e influenze ostili straniere potrebbero inserirsi con facilità inedita.

Il dilemma è un altro: o elezioni anticipate in autunno o un governo non fondato su un contratto, ma su un accordo politico vero in grado di durare un tempo ragionevole, meglio se l’ intera legislatura. Da chi dipende questa possibilità? Non tanto dal Pd che sconta ancora la più grande sconfitta elettorale dalla sua nascita. Per inciso è curioso che si scanninino sino al crinale (o al burrone) della scissione come se le sorti dell’Italia fossero solo nelle loro mani…

La verità è che i 5 Stelle costituiscono di gran lunga il maggior gruppo parlamentare e in una democrazia parlamentare a loro spetta la prima mossa. Alle elezioni europee hanno pagato un prezzo carissimo per aver governato con chi si sente a casa in Russia ed – unico al mondo – trasforma il soccorso in mare da un dovere universale in reato penale. Spero che a questi fatti e non ad altro alluda Beppe Grillo quando parla di nuovi barbari.

Ma i 5 Stelle hanno il coraggio di parlare di barbarie non solo italiane? Non basta attaccare i vari Siri, Savoini o D’Amico, i 5 Stelle devono ancora compiere una scelta di campo sul piano della politica internazionale. Sono dalle parte dei manifestanti di Mosca o appoggiano la censura e la repressione del governo russo? Solidarizzano con i ragazzi e cittadini che manifestano per le strade di Hong Kong o preferiscono il sistema della social card con cui – tramite il 4 e 5 G – le autorità cinesi controllano in modo capillare le comunicazioni, la vita pubblica e privata di tutti i cittadini cinesi? Non si tratta di interrompere la cooperazione economica e neppure di inasprire ulteriormente le sanzioni, ma semplicemente dichiarare se si solidarizza con i moti di libertà o si scelgono i regimi totalitari.

I 5 Stelle sono disposti a promuovere i nostri valori, i valori del mondo libero, i valori della comunità euro-atlantica? Ci stanno a rilanciare – tanto per fare un esempio – la missione militare navale Ue Sofia che per suoi profili di intelligence tanto disturbava i russi (e Salvini) nel mediterraneo? I valori che sottendono la politica estera sono il primo banco di prova. Non voglio infierire, ma gli addetti ai lavori sanno che la Lega e i 5 stelle al MiSE si sono fatti quotidianamente una concorrenza spietata per dimostrare chi era il più zelante interlocutore di Pechino.

Michele Geraci della Lega era in testa, ma poi Salvini in partenza per Washington ha frenato. Non so alla fine chi ha vinto la gara. Certo il fatto che il baricentro politico/tecnico della sicurezza cibernetica sia stato collocato al MiSE/Agid rispetto al Dipartimento di PS, Polizia Postale, Difesa e Dis non è passato inosservato.

E perché Conte (unico dei G7) ha voluto o dovuto esporsi così tanto con un evento sostanzialmente politico-simbolico quale “la Via della Seta”? Il discorso potrebbe continuare su tanti aspetti del programma di politica interna, ma concludo con un esempio pratico. Walter Veltroni ha indicato 5 temi prioritari per una alternativa di governo: cari amici dei 5 Stelle cosa ne pensate? Sono spunti utili per programma e valori? Se come ha detto Grillo le elezioni non servono e i 5 stelle vogliono davvero tentare l’alternativa devono avere il coraggio di guardarsi allo specchio, analizzare i loro errori e anche trovare persone più capaci.

I 5 Stelle possono tentare di coinvolgere il Pd sapendo che non sarà una passeggiata perché il Pd è diffidente e diviso, ha ancora grosse difficoltà dopo la pesante sconfitta del 4 marzo del 2018 e soprattutto alcuni valori non sono affatto negoziabili, partendo innanzitutto dalle proteste di Mosca e Hong Kong, nonché dal diritto di asilo e dai doveri di soccorso in mare.

D’altra parte il Movimento 5 stelle ha perso quasi la metà dei voti in un anno di governo con la Lega. Non è facile bloccare l’emorragia. Forse sarebbe il caso di una svolta radicale anche in tema di conflitto di interesse e consulenze: avvoltoi e iene girano indisturbati nei corridoi dei palazzi romani. E poi un po’ di autocritica da parte di Beppe Grillo non farebbe male. Egli aveva solennemente dichiarato che Salvini era uno dei rari leader politici di cui ci si può fidare. Citando le sue parole, per “elevarsi a Salvatore dell’Italia dai nuovi barbari” occorre un po’ di coraggio, il coraggio di dire: ho sbagliato.

I prossimi giorni ci diranno se i 5 stelle sono destinati a restare nel limbo di una diversità illusoria – talora infantile o faziosa – o se avranno il coraggio di cambiare per ridare speranza e futuro ai tanti italiani che nel 2018 non li hanno votati per spostare l’Italia nell’orbita della Russia o della Cina, ma nella speranza di riforme serie e di un vero rinnovamento politico. Nel primo caso meglio elezioni politiche il più presto possibile; nella seconda ipotesi un serio e serrato tentativo di accordo poltico-programmatico con il Pd è l’impervio sentiero da percorrere.



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