Domenica 18 agosto la Tv di Stato Cinese ha dato notizia di un ambizioso piano per Shenzhen, la grande città tecnologica confinante con Hong Kong. L’obiettivo strategico è attrarre a Shenzhen i migliori talenti di tutto il mondo per fare di Shenzhen e della Grand Bay (con Macao e Honk Kong in posizione una rimorchio) la capitale mondiale della sostenibilità ambientale ed energetica, della Global Health delle data e life sciences della ricerca di avanguardia in tutti gli ambiti culturali e scientifici. Il tutto seguendo le “linee guida” del partito comunista cinese. Il progetto è il frutto di una cultura strategica che nasce da lontano e orientata al futuro.
Per inciso ricordiamo che oggi le nostre democrazie sono, viceversa, dominate dalla tirannia del presente e dunque incapaci di pensare in grande e di coltivare gli interessi di medio e lungo periodo. Il progetto Shenzhen in apparenza sembra anche concepito anche per indebolire la vicinissima e “ribelle” Hong Kong. Curioso tuttavia che nessuno abbia pensato che proprio la vicinanza di Hong Kong sia il vero tallone di Achille del progetto della grande Shenzhen capitale della Grand Bay.
La stragrande maggioranza dei talenti di tutto il mondo parteciperanno volentieri ad una condizione ben precisa: chiedere di vivere a Hong Kong e lavorare a Shenzhen. Perché? Hong Kong ha un buon sistema sanitario per loro e per le loro famiglie, ha scuole e università per i loro figli e non ultimo a Hong Kong il regime totalitario non controlla tutto, le libertà politiche e civili hanno uno spazio impensabile nella mainland. Dietro il progetto Shenzhen si nasconde dunque un dilemma politico di portata storica con cui i vertici del partito comunista cinesi devono fare i conti.
Forse per questo le decine e decine di camion militari non hanno attraversato il tenue confine tra Shenzhen e Hong Kong e almeno per ora Pechino ha scelto la public diplomatica.