Sembrano tutti incoerenti e voltagabbana, ma è solo un’impressione superficiale. C’è una coerenza occulta che va considerata.
Movimento 5 Stesse e Lega annunciavano perentori e supponenti che avrebbero governato cinque anni, ora sostengono che non si poteva andare avanti un minuto di più, a un quinto del cammino. Salvini ha fatto cadere il governo, ma ora dice che sarebbe bene rinascesse. I pentastellati non volevano che cadesse, ora rifuggono la resurrezione. Il Pd era per elezioni anticipate e dialogo con l’elettorato pentascappato, poi hanno preso a parlare con i dirigenti pentamiracolati per non essere troppo smaccatamente alleati con Salvini, circa le urne. Renzi escludeva anche solo di parlare con un grillino, ora vuol governarci. Zingaretti aveva già un’intesa con i frinenti, ma mai prima delle elezioni e mai con Di Maio, ora scopre che l’intesa serve proprio per non andare a votare e che Di Maio non è un problema. Non è. Berlusconi sostiene che il governo uscente è d’avventurieri, invisi alle istituzioni europee, sicché vuole allearsi con chi in quel governo rappresentava il massimo di avventurismo antieuropeo. Sono troppo schifiltoso o son tutti vagamente incoerenti?
Come si dice in politichese: non è questo il problema. Supporre che gli astanti si distraggano dal loro meraviglioso gioco, riponendo attenzione su futili questioni di merito e contenuto, è sciocco. Anche perché su quel piano l’accordo c’è. Per intenderci: taluni preferiscono dire che occorre arrivarci con il dialogo, altri prediligono il peto, ma la sostanza è che si dovrebbero avere più soldi pubblici da distribuire. A buffo, naturalmente. Ciascuno è contro la beneficienza assistenzialista fatta dagli altri, ma sol perché ne ha una propria da proporre e finanziare. A buffo, naturalmente. Tutti convergono contro aumenti di prelievi fiscali (che aumentano magicamente lo stesso), ma escludono turpi pratiche di tagli alla spesa. Ancora a buffo, quindi. È il vasto arco spendaccionale, archiviato il vetusto costituzionale.
Fra il buffo e il commovente vi è la pattuglia dispersa e frammentata di coloro, gli orfani non ereditieri della tradizione risorgimentale, che furono e in sogno vorrebbero tornare a essere, i quali si guardano fra il frastornato e il cagnesco, domandandosi l’un l’altro con quale delle parti sia bene schierarsi e, poffarbacco, guarda un po’ dove son finiti gli altri. Gli unici a non vedere lo splendido e variopinto arco spendaccionale. Così ha perso rappresentanza l’Italia che una cosa la sa: le toccherà pagare.