Quando si parla di gioco e minori bisogna andarci piano, perché la materia è molto ma molto delicata. Il decreto legge dignità, una delle prime iniziative volute da Luigi Di Maio in veste di ministro del Lavoro nel precedente governo, ha introdotto per esempio l’obbligo di riconoscimento con tessera sanitaria per le slot machine con controllo da remoto, le uniche che dal 2020 potranno essere installate, al fine di impedire l’accesso ai giochi da parte dei minori. Ma è giusto vietare per legge l’uso delle macchinette ai minori?
Un’articolo pubblicato dall’Istituto Bruno Leoni può aiutare a fornire la risposta più adeguata. La settimana scorsa l’Autorità garante per il trattamento dei dati personali ha espresso parere favorevole al decreto dell’agenzia dei monopoli che dispone, in scia al decreto dignità, le misure tecniche per l’utilizzo della tessera sanitaria e, quindi, il controllo dell’età anagrafica. A breve, dunque, i minori non potranno più accedere al gioco.
“Che i ragazzini non giochino alle slot machine è una cosa buona. Che sia necessario vietarlo è invece una notizia meno buona”, scrive il Bruno Leoni. “Il gioco d’azzardo non è sempre un bel gioco. Se anzi ad abusarne sono i più giovani è un’attività piena di insidie. Basta però questo giudizio per vietarlo loro?”
Vietare per legge il gioco ai minori, infatti, “non significa tanto riconoscerne i rischi derivanti dall’abuso, che sono riconosciuti da tutti. Vuol dire non avere e non dare sufficiente fiducia alle persone e in particolare alle famiglie che hanno la cura e l’onere di trasmettere ai più giovani uno stile di vita sano e adeguato alla loro crescita. Al di là dei modi con cui, probabilmente, si potrà ovviare al divieto, per esempio usando la tessera di un amico maggiorenne, pensare che possa e debba essere la legge la tutrice della sana crescita dei nostri figli è, più che una ingenuità, un modo di deprimere il ruolo delle famiglie e delle scuole”.
Conclusione: pur con le migliori intenzioni, “uno Stato che pretende di supplire a tale ruolo è uno Stato ostile proprio alle funzioni educative che, dal basso e con la responsabilità di ciascuno di noi, dovrebbero essere svolte a beneficio dei più giovani”.