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Scuola, il ministro simpatizzante del modello Finlandese e i costi standard

Al neoministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti piace la scuola finlandese. Lo ha detto in un’intervista rilasciata a Radio 24 poco dopo l’insediamento. Ma come funziona la scuola in Finlandia?

Il sistema scolastico finlandese è una eccellenza mondiale, soprattutto perché “senza scuole private” (come spesso è stato definito). Ed è probabilmente proprio questo l’aspetto che il neoministro, economista affermato, ha ben presente.

Difatti, in Finlandia i genitori possono scegliere la scuola per l’educazione dei loro figli in totale libertà: le scuole statali e quelle non statali sono entrambe a carico dello Stato, con gli stessi criteri di riparto. I genitori che iscrivono i propri figli in una scuola non governativa non pagano alcuna retta scolastica. Il 40% di tutte le istituzioni di formazione professionale appartiene al settore privato e, a regolare il “permesso di educazione” delle scuole non governative, è la legge sull’educazione (Legge 21.8.1998 n. 628). Le scuole non governative devono avere caratteristiche e standard professionali ed educativi stabiliti per legge. Il servizio da loro svolto, e finanziato dal governo centrale e/o locale, deve essere erogato «senza fini di lucro».  Non è importante chi gestisce la scuola (lo Stato o altri soggetti sociali): diventa invece decisiva la proposta educativa offerta. In questo contesto, le scuole non governative sono parte attiva di un unico sistema scolastico, assicurando un dinamismo e una competitività che concorrono al successo dell’impianto educativo in Finlandia.

Il metodo di finanziamento delle scuole private finlandesi si regge su un sistema di calcolo molto simile a quello che in Italia chiamiamo costo standard di sostenibilità. Studi economici hanno dimostrato che questo sistema non soltanto favorirebbe una reale libertà di scelta educativa, ma comporterebbe anche ingenti risparmi (almeno 7 miliardi di euro!) per lo Stato, il quale attualmente spende oltre 55 miliardi di euro all’anno per un apparato scolastico statale gravemente compromesso – al netto di rare eccezioni – per qualità di offerta formativa e risultati conseguiti.

Il costo standard è peraltro uno strumento che in questi ultimi anni ha incontrato un’ampia convergenza politica (clicca qui). Perché non provare seriamente a introdurlo? Se davvero si vuole una scuola alla finlandese, potrebbe essere proprio questo il punto di partenza per dare la spinta opportuna a tutto il sistema!

Segnalo, su questo argomento, una nota da Markku Moisala, segretario generale dell’Associazione di scuole private in Finlandia (Association of Private Schools in Finland) e dirigente scolastico della Lahden yhteiskoulu, scuola privata a Lahti, con il relativo commento (clicca qui per leggere).


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