Come la nave Aquarius divenne famosa l’anno scorso quale primo caso della linea dura di Matteo Salvini sull’immigrazione, la nave Ocean Viking sarà ricordata come quella che potrebbe costituire una svolta di segno diverso. Dopo parecchi giorni al largo, alla nave di Sos Mediterranea e di Medici senza frontiere con 82 migranti a bordo è stato concesso il porto sicuro dal ministero dell’Interno, Lampedusa, anche se lo sbarco è avvenuto attraverso imbarcazioni della Guardia costiera e non con l’attracco diretto. La decisione è arrivata dopo che nella serata di ieri, 13 settembre, Germania e Francia avevano accettato di accogliere il 25 per cento a testa delle persone a bordo della nave ong, in attesa che altre nazioni si uniscano alla “coalizione di volenterosi”.
CHE COSA È CAMBIATO
La differenza rispetto al precedente governo è semplice: mentre si svolgevano trattative riservate per arrivare a un accordo, la nave non è entrata nelle acque italiane e nello stesso tempo non è stato firmato il divieto di ingresso previsto come possibilità dal decreto sicurezza bis. Nei mesi scorsi, per un motivo o per l’altro, dopo aver raggiunto un accordo internazionale, violando la legge italiana a fronte di un divieto o per intervento della magistratura, le navi erano sempre arrivate in porto e le persone a bordo erano sbarcate, ma a prezzo di durissimi scontri politici interni e internazionali oltre che di inchieste giudiziarie. Salvini ha avuto un merito, riconosciutogli a mezza bocca anche dagli avversari: aver posto con decisione un problema di cui si faceva carico solo l’Italia, purtroppo però l’ha posto con tale durezza e nessuna diplomazia da crearsi un esercito di nemici. Da solo non vinci, tranne che nei comizi.
REAZIONI OPPOSTE
Ecco quindi che la lettura di quanto è avvenuto con la Ocean Viking sta nelle reazioni. Il governo esulta: Dario Franceschini ha detto che è finita “la propaganda di Salvini sulla pelle di disperati in mare”, Nicola Zingaretti ha rilanciato questo tweet e Luigi Di Maio (che c’era pure prima) ha chiarito che il porto è stato concesso solo perché è stato raggiunto un accordo sulla redistribuzione visto che si “sono creati dei meccanismi nuovi, degli automatismi”. La redistribuzione, ha ricordato, era l’obiettivo anche del governo precedente. Salvini, invece, è apparso in difficoltà: parlare di resa, di porti aperti senza limiti e di Italia come campo profughi non corrisponde alla realtà, soprattutto perché ha detto che Francia e Germania accetterebbero solo chi ha diritto a essere riconosciuto come rifugiato, il 20 per cento del totale.
REDISTRIBUZIONE ANCHE DI CHI NON HA DIRITTO
Se fosse vero, il leader leghista ammetterebbe di essere stato preso in giro in tutti gli accordi di redistribuzione fatti quando era al Viminale. Il 18 agosto, per esempio, una fonte del ministero dell’Interno francese, relativamente alla Open Arms, disse che la Francia avrebbe mantenuto il proprio impegno di accogliere 40 persone che rispettino i criteri per l’ottenimento dello status di rifugiati. Al di fuori delle dichiarazioni ufficiali, invece, nel precedente governo gli accordi di redistribuzione riguardavano tutti i migranti che sbarcavano anche se i diplomatici delle varie nazioni, quando li intervistavano per raccogliere informazioni, provavano a “sceglierli” per accogliere quelli che con più probabilità avrebbero avuto diritto. E’ difficile dire come sia andata a finire caso per caso, ma l’accordo di questi giorni fa un riferimento chiaro all’accoglimento di una quota a prescindere dal diritto e la nazione che accetta si addossa così l’onere dell’eventuale rimpatrio.
TRE APPUNTAMENTI IMPORTANTI
Tutto chiaro? Ovviamente no. Tre appuntamenti sono importanti: il 18 settembre il ministro Luciana Lamorgese incontrerà a Berlino il ministro dell’Interno tedesco, Horst Seehofer; il 23 settembre a Malta si terrà il vertice dei ministri dell’Interno; a ottobre il Consiglio dell’Unione europea dovrebbe ratificare l’intesa sulla redistribuzione automatica tra un certo numero di Stati. Alla fine di luglio Seehofer (che pure è un “falco” nel governo di Angela Merkel) aveva pungolato Salvini chiedendogli che senso avesse tenere bloccate navi e persone quando alla fine sbarcano tutti aggiungendo che “comunque non voglio un’apertura di fatto dei confini in alto mare. Bisogna trovare una soluzione in cui si possano salvare le vite evitando però l’effetto magnete, che fa sì che altri si mettano in viaggio sperando di essere salvati”.
IL RISCHIO DELL’EFFETTO “MAGNETE”
Questo torna a essere il problema centrale perché, per esempio, Sos Mediterranea ha annunciato che la Ocean Viking tornerà nell’area Sar libica subito dopo aver sbarcato le 82 persone. La disponibilità di diversi Paesi europei all’accoglienza potrebbe convincere i trafficanti a intensificare le partenze, nonostante si registri dall’anno scorso un nettissimo calo in tutto il Mediterraneo. L’accordo tanto desiderato dall’Italia dovrebbe essere solo l’inizio di una discussione a livello di Commissione e di Parlamento europei per affrontare finalmente i rapporti con gli Stati africani e, già che ci siamo, il piccolo problema libico di cui quasi nessuno parla più.