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Comunali, Beppe Grillo al primo flop. Il punto del sondaggista Antonio Noto

L’amore c’è sempre, ma non è più intenso come prima. Il rapporto fra Beppe Grillo e gli elettori dei Cinque stelle per la prima volta in sei anni subisce un calo, certifica Antonio Noto direttore di Ipr sondaggi.

Noto, in una conversazione con Formiche.net, ragiona su cause ed effetti di questa inversione di tendenza che, al di là del peso specifico elettorale o di come proseguirà l’azione di Grillo, rappresenta una novità assoluta.

Cosa accade nel mondo grillino? Vacilla la fiducia nel leader e nelle strategie?
Credo non vacilli ancora la leadership, ma ci troviamo in una sorta di verifica sulla comunicazione. Faccio un esempio: se nei mesi scorsi, quando testavamo l’operato del Movimento tra gli elettori grillini, riscontravamo un consenso unanime che sfiorava il 90%, adesso invece nonostante il consenso immutato della maggioranza di chi lo ha votato, qualsiasi cosa testiamo oscilla fra il 50 e il 60%.

Prime crepe nel rapporto elettori-eletti?
Probabilmente quell’elettore dei Cinque stelle che non aveva votato Grillo per la condivisione di un programma o di un progetto, oggi nella realtà non si sente di approvare l’operato in senso strategico del gruppo parlamentare. Ed è per questo che, tutto sommato, il dato che mi ha sorpreso è quello rispetto al tono della comunicazione del Movimento. Con il dilemma: se proseguire nella durezza che abbiamo visto fino ad oggi o se mutare in una sfumatura maggiormente dialogante.

Una disaffezione “a tema” o più in generale un trend già avviato con certezza?
Il nodo è la comunicazione, dove addirittura la maggioranza degli elettori grillini dice che Grillo dovrebbe cambiare toni. Ma badiamo bene, ciò non significa che tale elettorato sta per lasciare i Cinque stelle, tutt’altro: oggi chiede un comportamento diverso rispetto a quello che sta avendo.

Una sorta di coscienza critica interna?
Esatto. Ma non ancora una porzione di elettorato che invece medita di abbandonare quel Movimento, anche perché in questo momento non saprebbe a quale altro partito rivolgersi. Quindi una frizione interna e non un allontanamento.

Un terzo dei votanti ritiene che il comportamento mantenuto dopo le elezioni non sia in linea con quanto promesso in campagna elettorale: si apre di fatto un secondo tempo dopo il lungo periodo dei “no” preventivi?
In questo senso sarà utile capire sei i parlamentari Cinque stelle saranno preparati ad attraversare il fiume, passando dalla campagna elettorale con il successo mediatico su casta e stipendi,
a un progetto legato al fare, in virtù di proposte di legge che possano contribuire allo sviluppo del Paese. Probabilmente l’elettorato grillino è oggi diviso in due: una parte lo appoggia comunque, dal momento che è l’unico Movimento in grado di scomporre il sistema; un’altra, avendolo votato con razionalità, oggi si aspetta un progetto alternativo.

E’ questa seconda fetta di simpatizzanti che oggi è in allarme?
Certo, perché non riconosce più gli obiettivi strategici del Movimento e inizia ad essere molto critica. Ma sottolineo che non registriamo affatto un abbandono.

Quando il capogruppo Crimi dice al Corriere della Sera che i parlamentari non dovranno occuparsi di strategie, apre un altro fronte: gli elettori in fondo non li hanno votati per essere soldati passivi…
Qualsiasi elettorato alla lunga ha bisogno di avere un parlamentare con una propria storia ed una reputazione molto alta. Chiede un deputato che ragiona, non uno che faccia il soldato. Più il Movimento renderà i propri eletti dei soldati, tanto più aumenterà la criticità: ma questo è un effetto più a medio termine. Per adesso registriamo le insofferenze, poi è chiaro che le criticità sul lungo periodo potrebbero diventare abbandono.

Quanto ha pesato l‘allergia dei grillini all’approfondimento giornalistico come il caso della trasmissione Report dimostra?
Rientra nel sistema comunicazione. Al netto di ciò che è accaduto per Report, l’elettore che vota un partito vuole vederlo non solo impegnato nella protesta ma anche nella proposta. Un passaggio che negli anni scorsi è stato il punto di forza della Lega, che alzava i toni nella fase di lotta affiancandola a toni e voci per il cambiamento e si batteva in maniera forte per quelle proposte specifiche, come ad esempio il federalismo: riuscendo a tenere unite la parte movimentista e quella politica e razionale. Ce la farà anche Grillo?

twitter@FDepalo

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