Chi aspettava le luci della ribalta deve essere rimasto deluso. Almeno per ora restano spente. Sui media cartacei e online l’annuncio ufficiale di nuove regole per le lobbies, arrivato al termine del Consiglio dei Ministri di venerdì (ne scrivo qui), è passato inosservato, o quasi.
é un segnale che può voler dire tante cose. Per esempio che nessuno ancora, oltre naturalmente agli addetti ai lavori, ha in mano uno straccio di documento. Non che non si possa scrivere comunque (anzi, è una pratica diffusa tra molte penne nostrane) ma che fatica riempire la pagina! Oppure è la prova di quanto sia più comodo raccontare rapidamente, e in modo sciatto, le lobby degli affari e degli intrallazzi, piuttosto che le lobby di chi, per lavoro, rappresenta e difende un’azienda.
Del poco che è uscito, qui c’è qualcosa che vale la pena leggere:
Blitz quotidiano oggi parla di altolà, ma “morbido”, del governo alle lobby. Articolo breve: un cenno a un termine di due settimane per far vedere alla luce il disegno di legge, uno alle “porte girevoli” e uno (che sorprende) alla presunta contrarietà e opposizione dell’associazione il Chiostro. A questo punto sarebbe interessante conoscere l’opinione dei chiostrini, chiamati in causa dall’articolo.
Tra i commenti “a caldo” invece vanno segnalati l’intervista di Giampiero Zurlo su Avvenire di sabato, in cui si affrontano a volo d’uccello tutti gli aspetti critici della possibile futura legge sulle lobbies: trasparenza, conflitto di interessi e corruzione, e il pezzo di Antonio Signorini su Il Giornale di domenica. Signorini tira in ballo la proposta elaborata da Vedrò, conferma l’ipotesi dei 15 giorni di lavoro e aggiunge che il lavoro sarà necessariamente “a più mani”. Che di lavoro collettivo si tratti sembra confermarlo anche il ministro Quagliariello in una breve intervista rilasciata ad Avvenire e poi diffusa sul suo sito personale.
Sempre a proposito di lavoro a più mani. Il giorno prima del Consiglio dei Ministri Public Policy aveva dato la notizia del DDL in (quasi) solitaria anteprima, attribuendo però a Roberto Garofoli, neo segretario generale di Palazzo Chigi, il ruolo di coordinatore del progetto, in virtù (anche) del suo recente passato di gabinetto di Patroni-Griffi. Dello stesso giorno anche un post (in verità piuttosto generico nei contenuti) su Libertiamo.