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Trump va oltre il duello Netanyahu-Gantz. Le relazioni Usa sono con Israele

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha fatto una dichiarazione che potrebbe mettere fine a una stagione politica israeliana. Parlando del risultato elettorale, che vede (con qualcosa più del 90 per cento dei seggi scrutinati) indietro di pochi voti il raggruppamento politico guidato dal Likud del premier uscente Benjamin Netanyahu, ha detto: “Le nostre relazioni sono con Israele”.

Parlando con i reporter che lo hanno accompagnato in California, Trump ha raccontato di aver già sentito Netanyahu e di aver affidato a lui quel commento. Parole che arrivano al leader israeliano durante giorni critici, con Netanyahu impegnato in una lotta per la sua sopravvivenza politica. La possibilità che resti al governo e alla guida del Likud è attualmente scarsa, visto che il suo rivale – Benny Gantz, il cui gruppo politico sembra poter ottenere la maggioranza relativa dei consensi – ha già parlato della possibilità di costruire una coalizione di larghe intese a patto che Bibi lasci il suo ruolo.

Come ricorda il sito Axios, sempre attento a riportare queste sottigliezze fondamentali, Netanyahu ha usato il suo rapporto con Trump come una leva durante la campagna elettorale. Il premier descriveva la relazione personale con l’americano come prova che le sue capacità di politica estera fossero superiori agli avversari, e per questo gli elettori che avevano a cuore la sicurezza e l’interesse nazionale israeliano avrebbero dovuto votarlo. 

Atteggiamento non esattamente ricambiato da Trump, che a differenza di quel che fece ad aprile, dando pubblico supporto al leader del Likud, per queste elezioni è rimasto un po’ nelle retrovie. Linea cauta, probabilmente suggerito al presidente dai collaboratori che hanno effettivamente chiaro che la relazione tra Stati Uniti e Israele non può essere razionalizzabile all’empatia tra persone, ma è una dimensione strategica che certamente non cambierà dovesse diventare premier Gantz.

Washington – inteso qui come spesso si fa per quell’articolato mix di: Casa Bianca, Pentagono, intelligence, Congresso, amministrazione e tutto il mondo degli apparati privati e statali statunitensi – sa che se l’ex generale che guida Blu e Bianco, il raggruppamento in vantaggio di un soffio e che comunque non avrà i seggi per formare il governo da solo, potrebbe essere il prossimo primo ministro. Con una certezza quasi assodata: il rapporto tra i due paesi non cambierà. E su un dossier in particolare, il contrasto all’Iran (cruciale in questi giorni più che mai), Stati Uniti e Israele potranno continuare a contare l’uno sull’altro. Trump è già nella fase futura, le cose si muovono in fretta, meglio anticipare.

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