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La Bce bacchetta Berlino ma promuove l’Italia (sullo spread)

Un campanello di allarme, che forse ad essere onesti è più un allarme rosso. La Banca centrale europea che si prepara a salutare mister bazooka Mario Draghi ha lanciato un avvertimento che a Bruxelles farebbero bene a non sottovalutare. I Paesi con un debito sovrano sotto controllo devono iniziare a spendere, dando vita a massicce campagne di investimenti pubblici. Un messaggio contenuto nell’ultimo bollettino diffuso questa mattina da Francoforte, nel quale è racchiuso un po’ il testamento di Draghi: non è più tempo di centellinare, chi ha soldi li usi per mantenere viva l’economia. La Bce di Christine Lagarde continuerà a fare la sua parte e se necessario a premere il grilletto di quel bazooka ricaricato due settimane fa con un Qe da 20 miliardi al mese.

MESSAGGIO A BERLINO

Il messaggio espansivo della Bce è rivolto in prima battuta alla Germania. Un Paese dai conti in ordine ma fiaccato da anni di rigore e investimenti col contagocce. Una politica che nel tempo ha presentato il conto: Berlino è a un passo dalla recessione tecnica ma ha saldi di bilancio in attivo e dunque può aprire i cordoni della borsa, iniziando una fase espansiva che possa innescare un ciclo in Europa. “I governi dei Paesi dell’area euro che dispongono di margini per interventi di bilancio, come in Germania, dovrebbero agire in maniera efficace e tempestiva per contrastare il rallentamento della crescita che risente della frenata globale”, scrive la Bce. Ricordando al contempo l’altra faccia della medaglia: chi i conti in ordine non li ha, dovrebbe stare molto più attento. Nei paesi con elevati debito come l’Italia “vanno perseguite invece politiche prudenti, che creino le condizioni affinché gli stabilizzatori automatici operino liberamente”. In ogni caso, ovvero a prescindere dalle decisioni che prenderanno i singoli governi “la Bce intende fornire un considerevole stimolo monetario per assicurare il perdurare di condizioni finanziarie molto favorevoli, che sostengano l’espansione dell’area dell’euro, l’accumularsi di pressioni interne sui prezzi attualmente in corso e quindi la stabile convergenza dell’inflazione sul valore perseguito nel medio termine”.

ITALIA GIALLOROSSA PROMOSSA SULLA SPREAD

La chiamata alle armi per una politica espansiva a base di investimenti non l’unico risvolto. Nel documento diffuso dall’Eurotower c’è anche una sostanziale promozione per l’Italia giallorossa. Il nostro debito continua ad essere enorme ma il suo costo, calcolato sugli interessi pagati ad ogni emissione di titoli, si è notevolmente ridotto. E questo è merito del cambio di esecutivo avvenuto nell’estate appena trascorsa. La Bce ha indicato che lo spread, il differenziale di rendimento tra Btp decennali italiani e Bund della Germania, è calato di 1,1 punti percentuali, o 110 punti base, negli ultimi mesi in seguito alle attese e alla successiva formazione di un nuovo governo. “I differenziali fra i rendimenti dei titoli di Stato e il tasso Ois privo di rischio sono rimasti sostanzialmente invariati nella maggior parte dei paesi dell’area dell’euro. I differenziali sulle obbligazioni sovrane sono rimasti ampiamente stabili durante il periodo in esame, con l’eccezione del mercato italiano“, ha annotato la Bce, “dove i differenziali di rendimento a dieci anni sono scesi di 1,1 punti percentuali, in seguito alle attese e alla successiva formazione di un nuovo governo”.

MINA TEDESCA PER LAGARDE?

C’è però un grosso problema a Francoforte, che travalica ogni previsione economica. La svolta espansiva di Draghi ha partorito i suoi effetti collaterali, per esempio dando vita a una vera e propria fronda tedesca dentro il comitato esecutivo. A sorpresa, la tedesca Sabine Lautenschläger, uno dei sei membri del comitato esecutivo della Banca centrale europea e da tempo in rotta di collisione con Draghi, ha infatti annunciato di lasciare il board il 31 ottobre in anticipo di oltre due anni dalla scadenza del suo incarico. Il fatto è che i falchi tedeschi non hanno apprezzato due anni di bazooka e stimoli all’economia, cardini della politica ultra-accomodante di matrice draghiana. La Lautenschläger ha votato per esempio contro la decisione sul Qe bis presa dal Consiglio direttivo della Bce con larga maggioranza (sette contrari su 25) lo scorso 12 settembre. Ora la Germania manterrà la sua posizione nel board e Lautenschläger sarà sostituita in corsa da un altro membro tedesco. Ma per Christine Lagarde non sarà facile mantenere sotto controlla la situazione.


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