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In Australia si vive meglio. Ecco perché

Gli abitanti della terra dei canguri sono i più felici del mondo. Il segreto? Disoccupazione bassa, media di ore lavorate idem, reddito e aspettativa di vita alti.

Per questo e molto altro l’Australia si aggiudica per il terzo anno consecutivo, il primo posto al mondo per la qualità della vita assegnato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), mai lasciato dalla nascita dell’indice.

L’Australia – riporta la Cnn – precede Svezia e Canada nel ‘Better Life Index’, stilato dal 2011 in base a undici parametri che vanno dall’istruzione all’ambiente, dal reddito all’occupazione. Il suo primo posto è sicuramente frutto di un’economia che non ha subito la crisi di Europa e Nordamerica, grazie ai rapporti sempre più stretti con la Cina e il sud-est asiatico, che hanno alimentato lo sviluppo (negli ultimi 20 anni, la crescita dell’economia è stata in media del 3,5%). Anche per questo, l’84% degli australiani è contento della propria vita (la media è di 80, in Italia è il 69%).

Il tasso di disoccupazione in anni di crisi è arrivato al massimo al 5,6%, e pur avendo quasi tutti un impiego, lavorano relativamente meno di altre popolazioni: una media di 1.694 ore all’anno (quasi 32 ore a settimana) rispetto alle 1.774 ore di un italiano e alle 1.787 di un americano.

Il reddito familiare medio in Australia è di 28.884 dollari statunitensi all’anno, contro una media dei 34 Paesi dell’Organizzazione di poco superiore ai ventitremila (in Italia è di 24.216 dollari). C’è però una grande differenza tra i più ricchi e i più poveri, visto che il 20% più ricco della popolazione guadagna sei volte più del 20% più povero. Il 73% delle persone tra i 15 e i 64 anni ha un lavoro, contro una media del 66% tra i 34 Paesi (in Italia, il 57%). Nelle prime dieci posizioni, anche Norvegia, Svizzera, Stati Uniti, Danimarca, Olanda, Islanda e Regno Unito.

A contribuire all’alta qualità della vita interviene un inquinamento inferiore alla media Ue, una maggior fiducia nelle istituzioni e maggior partecipazione politica.



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