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Perché questo Def era l’unico possibile. Parla Fortis

Forse, alla fine, meglio di così non si poteva fare. L’impianto della manovra uscito nella tarda serata di ieri da Palazzo Chigi (qui l’articolo) sotto forma di Nota di aggiornamento al Def, è qualcosa di molto realistico, aderente alle necessità di un Paese che con il terzo debito sovrano al mondo, ha davvero pochi soldi da spendere. Sarebbe meglio accontentarsi, e soprattutto convincersi, di una cosa: nei prossimi anni il Pil dell’Italia non regalerà particolari emozioni, sarà già un risultato se si raggiungerà una crescita dell’1% entro tre o quattro anni. Di qui, spiega a Formiche.net, Marco Fortis, economista e vicepresidente di Fondazione Edison nonché docente alla Cattolica di Milano, una considerazione: molto meglio lavorare su quello che si ha che sognare impennate di crescita senza avere un soldo in tasca.

Fortis le piace questo Def?  

Diciamo che è un Def molto realista, viste le condizioni in cui versa il Paese. Il lato positivo è senza dubbio lo stop all’Iva, il resto è tutto un contorno. Ricordiamoci che dieci giorni fa Bankitalia ha innalzato il nostro debito pubblico per il 2018 di 58 miliardi circa, il cui rapporto con il Pil supererà il 135%. Non so che cosa potevamo pretendere in più onestamente. Mi sembra che siamo un Paese pieno di debito e senza più soldi. Facile oggi lanciarsi in commenti per una crescita forsennata ma mi chiedo se la gente si legga i numeri prima di parlare. Con questo debito credo che di più non si potesse fare.

Dunque il governo ha fatto esercizio di umiltà in questa prima manovra giallorossa…

Se non altro ha capito che prima di pensare alla crescita è meglio evitare la decrescita, lasciar scattare l’Iva sarebbe stata una botta tremenda per l’economia. Poi se arriveranno altri soldi, meglio per noi. Sappiamo benissimo che 3/4 della manovra sono per l’Iva. Ma questo Paese con 7 miliardi di euro che è zero, non ci fa proprio nulla. Quei soldi serviranno a provare a impostare il taglio del cuneo più altre piccole cose. Ma lo ripeto, era fondamentale neutralizzare l’Iva, dopo che il governo precedente aveva clamorosamente mentito sulle privatizzazioni da 18 miliardi.

Privatizzazioni che con la Nota di aggiornamento sembrano essere state quasi accantonate…

Certamente. Prima erano il perno della precedente manovra mentre ora il Def ha spazzato via tutto, lasciando un piccolo obiettivo annuo (3 miliardi annui circa, ndr) relativo ad alcuni cespiti. Ancora una prova di come si tratti di un Def di puro realismo che allo stesso tempo dà a Conte un programma di facciata con cui può dire di avere un piano pluriennale per l’Italia. Tutto ciò però non ci deve far dimenticare una cosa. E cioè che l’Italia ha davanti almeno tre anni di stagnazione.

Poco Pil e tanto debito. Un guaio.

Oggi è uscita Fitch che ci ha tagliato le stime per il 2020 ed è stata anche prudente. Per questo le proposte rocambolesche stanno a zero, non è possibile pensare a iniezioni di denaro che non esiste. Semmai si potrebbe rimodulare il Reddito di cittadinanza, mentre la Quota 100 che costa una caterva di soldi andrebbe tolta ma questo non si può fare per una questione di diritti acquisiti. Ma è inutile dire ‘io avrei fatto questo o quest’altro’, perché tanto trovare più soldi era praticamente impossibile.

Qualcuno sogna insomma…

Qui la gente ancora non ha capito una cosa: che prima di parlare bisogna leggersi i numeri. Io lo dico, nei prossimi tre anni se il Pil italiano supererà l’1% sarà grasso che cola. Oggi si stanno facendo riforme importanti, anche sul fronte della burocrazia. Pensiamo all’Iva, è un vero miracolo perché abbiamo evitato di aumentare le tasse, tenendole ferme. C’è chi sogna il 3% di Pil, ma sono solo panzane. Nemmeno Nembo Kid ci riuscirebbe. Dobbiamo convincerci che quando i soldi c’erano questa Paese ha fatto registrare importanti tassi di crescita, mentre ora che non ci sono più dobbiamo solo sperare di non fare peggio, magari rimanere fermi ma senza andare indietro.

Fortis, il ministro Gualtieri ieri ha rilanciato le emissioni obbligazionarie per finanziare l’energia pulita. Li chiamano green bond. Si tratta di vera linfa per un Green new deal?

La vera linfa agli investimenti verdi può venire solo dall’Europa che peraltro già emette una sorta di obbligazione verde. Ma nel caso dell’Italia la vera spinta sarebbe lo scorporo di questi bond dal calcolo del nostro debito, altrimenti vanno solo ad aumentare il debito e torniamo al punto di partenza. Perché se io emetto un’obbligazione verde che però mi viene conteggiata nel debito, può essere rossa, gialla o blu o verde ma sempre debito è. E allora non ne vale la pena. Tocca all’Europa fare la prima mossa.

 

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