Da una parte dell’oceano, a Torino, all’assemblea dei giovani imprenditori, l’ex ministro Corrado Passera, dall’altra parte dell’oceano in Silicon Valley, Flavio Bonomi, vice presidente del colosso Cisco, collegato in video conferenza. In mezzo i chilometri che dividono l’Italia dagli Usa, che visti dalla platea dell’Unione Industriale di Torino sembrano addirittura anni luce. Si parla di start up, in un paese, dice Passera, che “quando siamo arrivati al governo era nemico delle nuove imprese”.
In Silicon Valley invece sono le grandi compagnie che “richiedono continuamente innovazione alle start up, per essere competitive – spiega Bonomi – ci sono gruppi con soldi, coraggio e visione che bussano alle porte delle start up”. Spesso i grandi gruppi acquisiscono le start up. Per esempio Bonomi è arrivato in Cisco proprio con un’acquisizione, ci spiega. In Italia? “Fiat, Enel e i grandi gruppi dovrebbero adottare una mentalità del genere” aggiunge Bonomi. Ve le immaginate aziende come quelle citate da Bonomi che chiedono innovazione a delle start up di giovani, magari nate in un garage sotto casa, e che dopo aver acquisito una di queste nominano vice presidente un manager che proviene da lì? Ecco che fa capolino quella sensazione di fantascienza.
Poi la giornalista che modera il dibattito chiede a Bonomi: Ma da lì cosa vedete in Italia di interessante? Bonomi non ci pensa su due volte e parla di costo del lavoro. Tutti si immaginano adesso dirà che è troppo alto e via andare. E invece no, sentite questa: “ll costo del lavoro in Italia in Ingegneria, e’ molto basso, particolarmente nel settore del software. A volte può essere inferiore all’India, nonostante i nostri ingegneri abbiano una formazione molto alta”.
Infine i consigli ai giovani ‘startupper’ italiani: “Partite subito e venite qui in Silicon Valley a mettere anche solo un ufficio di rappresentanza con uno o due persone, ma subito non dopo uno o due anni”. Ma siamo sicuri che poi tornerebbero indietro?