L’Italia è il Paese dove si consuma più acqua potabile in Europa: 428 litri per abitante al giorno. Lo dice l’Istat che precisa come il 48% dell’acqua prelevata viene dispersa per le perdite di rete. E ancora: nel 2018 sei Regioni hanno dichiarato lo stato di emergenza per carenza idrica e nel 2017 i quattro principali bacini idrografici – Po, Adige, Tevere e Arno – hanno ridotto le portate medie annue del 40% rispetto al trentennio precedente. Inoltre, più del 60% dei fiumi e dei laghi italiani non raggiungono il livello di “buono stato ecologico” previsto dalla Direttiva sulle Acque. Il cambiamento climatico e i fenomeni di inquinamento delle risorse idriche, tanto dei fiumi quanto delle falde, rendono sempre più urgente un nuovo approccio gestionale delle nostre acque.
Di tutti questi temi si è discusso al “Forum sull’Acqua”, una giornata di dibattito sulla sostenibilità e sulla corretta gestione dell’acqua, organizzata da Legambiente, in collaborazione con il ministero dell’Ambiente e Utilitalia, la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche. Tre le parole chiave: tutela, zero sprechi, riuso.
“Alla luce dei cambiamenti climatici in atto – ha dichiarato il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti – è necessario mettere in campo nuove strategie per gestire e tutelare la risorsa idrica. Occorre risolvere le criticità, dalla depurazione alla tutela, dall’inquinamento alla riduzione dei prelievi, e garantire l’accesso all’acqua a tutti, anche in futuro. Per questo occorre rispondere in maniera efficace a quanto richiesto da milioni di cittadini italiani con il referendum del 2011, per garantire un servizio equo, efficiente e sostenibile”.
I consumi di acqua in Italia riguardano per il 55% il settore agricolo, per il 18% gli usi civili e per il 27& quelli industriali. È quindi l’agricoltura il settore che risente maggiormente della scarsità di acqua, ma anche quello che deve affrontare la sfida per ridurre sprechi e consumi. Anche nel settore civile occorre intervenire a partire dalle perdite di rete, dove ogni giorno, secondo l’Istat, si perdono circa 10 milioni di metri cubi d’acqua, pari al 48% di quella immessa. Tra l’altro il 60% delle nostre reti idriche è stato costruito più di trent’anni fa (nei centri urbani la percentuale sale al 70%) e quindi ha bisogno di investimenti urgenti, anche in considerazione delle mutate condizioni climatiche con lunghi periodi di siccità.
Come ha sottolineato il direttore generale di Utilitalia Giordano Colarullo, “il nostro Paese si trova ad affrontare sempre più spesso problemi di siccità in estate, alluvioni in autunno e grandi rischi idrogeologici. Il cambiamento climatico mette i gestori di fronte a nuove sfide: per garantire nei prossimi anni un approvvigionamento sicuro di acqua potabile, sono necessari investimenti pari a 7,2 miliardi di euro”. E dire che le famiglie italiane (fonte Istat 2018) spendono in media, al mese, per acqua corrente e acqua minerale, rispettivamente circa 15 euro e 12 euro e mezzo.
Dalla giornata di dibattito sono scaturite alcune proposte che dovranno essere attuate per un’efficace politica di gestione delle risorse idriche nazionali. Innanzitutto un nuovo approccio gestionale, con piani strategici che puntino a ridurre i prelievi di acqua e i carichi inquinanti, prevedendo nuove regole di partecipazione attiva con il coinvolgimento di enti pubblici e privati, istituzioni e cittadini per individuare le criticità e le soluzioni da attuare. Per ridurre gli sprechi occorre intervenire sulle perdite di rete, facendo tesoro delle buone pratiche messe in campo in alcune aree del Paese e prevedendo un piano di investimenti per l’ammodernamento della rete di distribuzione. Serve, inoltre, un’azione diffusa di riqualificazione dei corsi d’acqua e di rinaturalizzazione delle sponde, con il duplice obiettivo di migliorare la risorsa idrica e ridurre il rischio idrogeologico. Per l’agricoltura, infine, necessaria una riconversione del sistema di irrigazione, puntando a sistemi di “microirrigazione a goccia”, che garantiscono un risparmio del 50% dell’acqua utilizzata; e rivedere il sistema di tariffazione degli usi d’acqua, con un sistema di premialità e penalità che valorizzi le esperienze virtuose.
Le best practice delle aziende italiane che si occupano del servizio idrico, dall’innovazione tecnologica alla depurazione, dalla gestione delle emergenze alla misurazione dei consumi, saranno al centro del prossimo appuntamento del “Festival dell’Acqua”, promosso da Utilitalia, che si terrà a Venezia il 10 e l’11 di ottobre.