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(in)Giustizia tutta italiana

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Una media di 320 giorni per i procedimenti davanti ai giudici di pace, 887 giorni per il 1° grado, 1020 giorni per l’appello e circa 1102 per la Cassazione. Sono questi i tempi-lumaca della giustizia italiana nel civile. E nel penale le cifre praticamente raddoppiano. L’autentico calvario al quale sono sottoposti i cittadini nel momento in cui accedono ai servizi giudiziari è stato al centro dell’incontro dell’Oua (l’organizzazione degli avvocati) che si è aperta ieri a Roma. E’ un vero e proprio dramma quello della nostra giustizia. Tanto per dirne una, un pm italiano costa allo Stato esattamente il doppio di un collega spagnolo o francese. Come se non bastasse, la carriera dei giudici da noi si basa su criteri alla giapponese, ossia solo su scatti di anzianità, mentre il termine “merito” sembra essere stato bandito dalle aule dei tribunali di tutta Italia. In molti attendono, poi, l’entrata a regime dei processi telematici, ma – come ha specificato Michele Vietti (ex sottosegretario alla Giustizia per l’Udc), in realtà la chimera della “giustizia telematica” finora ha partorito solo un topolino. Intanto, per l’effetto indulto e per l’effetto patteggiamento e varie ed eventuali, le strade sono piene di criminali che sono disposti ad uccidere per una manciata di euro e la Confindustria lancia l’allarme della fuga di capitali esteri che preferiscono investire in altri paesi dove i procedimenti legali sono più brevi e trasparenti. Insomma, la Giustizia italiana sembra sempre più un carrozzone arrugginito, una sorta di buco nero costantemente in perdita. Oltre al pacchetto sicurezza, il governo dovrebbe cominciare seriamente a pensare ad un pacchetto “giustizia”, una volta per tutte.


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