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Golfo in fiamme. Che succede alla petroliera Sabiti?

Stamattina il prezzo del petrolio è salito di alcuni punti percentuali perché la televisione di Stato iraniana ha detto che poco prima dell’alba la petroliera “Sabiti” (Sinopa) battente bandiera della Repubblica islamica è stata colpita da due missili lungo le rotte del Mar Rosso. Si trovava sessanta miglia a largo di Jeddah, la capitale monarchica saudita. Ci sono state esplosioni, s’è sviluppato un incendio, lo scafo è danneggiato ma per ora a galla. Da Teheran lo definiscono un “attacco terroristico”.

La “Sabiti” è la terza nave iraniana che ha avuto problemi tecnici percorrendo le rotte tra le 60 e le 65 miglia davanti a Jeddah. Stessa sorte era toccata alla “Happiness I” a maggio e ad agosto alla “Helm”, uno dei più grossi tanker del suo genere. Lo sversamento si era apparentemente fermato, ma al momento delle stesura di questo articolo è ripreso. Secondo le informazioni disponibili, sarebbero stati danneggiati i due principali serbatoi dell’imbarcazione.

Per il momento non si sa molto di più, il prezzo del greggio sale per effetto immediato anche se non ci sono informazioni indipendenti. Si scrive “indipendenti” perché i media iraniani sono noti per prendere linee e letture propagandistiche, ma tanto basta per far aumentare le tensioni, che si ripercuotono sul valore dell’oro nero. Perché in questo momento il quadrante mediorientale è caldissimo.

L’episodio che coinvolge la petroliera iraniana si allinea su una serie di incidenti simili, culminata nell’attacco studiato dall’Iran – e finora rimasto apparentemente impunito – contro due impianti di raffinazione ed estrazione sauditi a metà settembre. Una pioggia di missili e droni che ha dimezzato le produzioni di Riad, arrivata dopo una serie di sabotaggi contro almeno sei tanker nel Golfo Persico (a giugno), alcuni mezzi sequestrati dagli iraniani (a Luglio); più l’onda lunga con la petroliera bloccata dagli inglesi a Gibilterra perché diretta in Siria (a luglio), a scaricare petrolio all’impianto di Baniyas, a sua volta colpito da un sabotaggio i primi di giugno.

Non solo però, perché basta allargare lo sguardo per vedere che mentre il petrolio della National Iranian Oil Company si versa nel Mar Rosso, poco a nord la Turchia è impegnata in un’operazione complessa al nord della Siria che potrebbe scombussolare il quadro di sicurezza e geopolitico di una regione senza pace.

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