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Clima, la Ue tende una mano all’industria

Il vertice di primavera dei ventisette capi di governo europei, confermando il duplice obiettivo di abbattere del 20% la produzione di CO2 entro il 2020 e di aumentare al 20% la quota di energia prodotta da rinnovabili entro la stessa data, si sono dati un anno di tempo per fissare alcuni paletti che meglio distribuiscano gli oneri relativi. Perché la “rivoluzione verde” eviti “costi eccessivi per gli Stati membri” e allontani il rischio di una concorrenza sleale da parte di paesi che non hanno standard ambientali altrettanto rigidi, da quei comparti industriali più energivori. A questo proposito, mentre l´industria europea chiede garanzie di maggiore protezione dai Paesi in via di sviluppo (il timore è una ulteriore delocalizzazione delle produzioni al di fuori dell´Ue), la Merkel si è fatta portavoce di queste preoccupazioni presso i colleghi europei. Ma sui modi per offrire agli industriali, le garanzie richieste, c´è ancora molta confusione: su questo, la Commissione è incaricata di preparare una proposta da sottoporre ai governi, entro l´anno. La tabella di marcia, dunque, è ambiziosa: prima che il Parlamento europeo si sciolga per fine legislatura (primavera 2009), i ministri dovranno trovare un accordo sulla suddivisione degli oneri. Ma l´obiettivo principale è quello di raggiungere un´intesa – soprattutto legislativa –  per il vertice mondiale di Copenaghen, nel novembre 2009.


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