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Agevolazioni e investimenti, le proposte di Lucaselli (FdI) per uno sviluppo sostenibile

Di Ylenia Lucaselli

La finanza “verde” include un gruppo vasto ed eterogeneo di strumenti, investimenti e settori. Non riguarda infatti solo l’impatto sul clima. Le istituzioni stanno accelerando perché convinte che da qui passi uno sviluppo economico sostenibile. L’Unione europea, in particolare, cercherà di diventare l’attore principale di questo cambiamento al fine di raggiungere una posizione di leadership sulle politiche per la sostenibilità e, nello specifico, per una transizione verso modelli “circolari” ed ecosostenibili.

Questo comporterà un nuovo modello di economia e quindi di sviluppo strategico per l’impresa che troverà vincenti i soggetti economici che accoglieranno e sapranno utilizzare tale opportunità. Una posizione confermata dal prossimo Bilancio europeo, che dovrebbe riservare il 25% delle risorse ad attività ed iniziative per il contrasto al cambiamento climatico. A supporto di queste nuove politiche, la Commissione europea sta elaborando una propria tassonomia, ossia un sistema di classificazione delle attività economiche compatibili su cui basare le future politiche di business delle imprese e degli operatori finanziari che dovrebbe essere ultimata entro il 2021 per diventare pienamente operativa entro la fine del 2022. La Commissione sta, inoltre, attuando un proprio piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile con dieci iniziative, di cui oltre alla già citata tassonomia, sono stati formulati atti normativi inerenti le tematiche della “Disclosure” sull’integrazione di temi di sostenibilità nelle attività di investitori istituzionali e consulenti finanziari; dei “benchmark climatici e requisiti di disclosure ambientale, sociale e di governance per index provider”.

E L’ITALIA?

E in Italia? L’avvocato del popolo ha dichiarato a settembre che “la tutela dell’ambiente va inserita in Costituzione […] serve un patto con gli industriali per una svolta verde”, ma poi è arrivato ottobre e nel mese dei conti della Nadef il governo ha trasposto, le belle dichiarazioni di principio di Conte, in un evidente inasprimento della pressione fiscale!

I quasi 2 miliardi che dovrebbero pervenire dai “risparmi” per il taglio delle accise e dei sussidi dannosi per l’ambiente, invece, dove finiranno? Semplicemente e drammaticamente utilizzati per ripianare il nostro bilancio! Questa legge di bilancio è un ulteriore banco di prova per comprendere come da una parte esiste una sorta di “narrazione” populistica a mediatica che racconta un cambiamento che non trova riscontro però nella plasticità dei numeri e dall’altra la concreta e reale intenzioni di rinnovamento che però è consapevole che non può avvenire a “costo zero”.

MOBILITÀ ELETTRICA: PROSPETTIVE E POSSIBILITÀ DI SVILUPPO

In un contesto in cui l’economia sostenibile risulta essere il perno su cui basare le future politiche economiche e di sviluppo industriale, l’Italia deve giocare un ruolo di primo piano, da attore principale, diventando un modello di riferimento per gli altri Stati membri. In questo ambito, una tema di cui tanto oggi si parla è la diffusione della mobilità elettrica.

La partita fondamentale riguarderà non solo la vendita di auto green, ma la realizzazione di tutte le infrastrutture che permetteranno di sostenere la diffusione delle auto elettriche. Nel “Bel Paese” circolano circa 39 milioni di veicoli, una delle principali sfide è quella di fornire una colonnina elettrica per ciascun utilizzatore, realizzando l’intera infrastruttura, che, dati i numeri, avrà effetti enormemente positivi in tema di ricadute occupazionali e di sviluppo di nuovi modelli di business, considerando l’intera filiera produttiva di realizzazione, installazione e successiva manutenzione ed assistenza.

Per far si che tale modello di business si sviluppi è necessario che la fornitura e l’installazione di ciascuna stazione di ricarica sia finanziariamente sostenibile e conveniente per ciascun cliente riducendo al minimo l’impegno finanziario per l’utente finale. L’attuale detrazione del 50 per cento, ad oggi esistente, di per se non è una misura sufficiente e tale da invogliare il consumatore verso tale scelta sia per il lungo lasso temporale per usufruire dell’incentivo sia per il complesso meccanismo delle detrazioni di cui non tutti possono beneficiare.

NON SOLO STORYTELLING: PROPOSTE CONCRETE

Agevolazioni fiscali per le imprese che investono nel miglioramento e nella tenuta verde pubblico (parchi e altro). Di fatto sarebbe questa una nuova versione del Bonus Verde: oggi di fatto limitato alle persone fisiche che ristrutturano giardini di proprietà, potrebbe essere ampliabile anche alle imprese. L’investimento effettuato per manutenere il verde di proprietà darebbe luogo a una detrazione di imposta del tutto similare a quella della riqualificazione energetica, già oggi prevista. Mentre si potrebbe creare una riduzione di aliquota Ires per l’imponibile pari agli investimenti effettuati dalle imprese nel verde pubblico, appositamente certificati dalla stessa amministrazione pubblica. Un facile esempio: se la società investe 100k nel verde pubblico e ha 100k di imponibile sul totale del suo imponibile applica una aliquota ridotta del… 19%.

Credito di Imposta utilizzabile in compensazione nell’esercizio successivo mediante F24 per consulenze da parte di professionisti iscritti all’ordine inerenti allo sviluppo di un Bilancio Integrato, cioè quella nuova forma di comunicazione aziendale che unisce informazioni economico-finanziarie a quelle riguardanti gli impatti economici, ambientali e sociali dell’attività d’impresa. Le imprese che depositano oltre al bilancio di esercizio anche quello integrato con le informative non finanziarie avranno diritto pertanto a un credito di imposta pari al 50% della consulenza svolta, autocertificata dal professionista stesso. I professionisti che potranno svolgere tale consulenza sono quelli iscritti presso ordini professionali, come dottori commercialisti ed esperti contabili. Tale credito di imposta salirà al 75% se il consulente che effettuerà la prestazione ha meno di 10 anni di iscrizione all’Ordine.

GREEN FINANCE

Agevolazioni fiscali per le imprese e le persone fisiche che investono in Green Bond, emessi da istituti di credito. La ritenuta a titolo di imposta sul provento derivante da tale investimento è ridotta al 12,5% e gli istituti di credito sono tenuti ad applicare “zero commissioni” per tali investimenti.
Fronte banche, riduzione del capitale che gli istituti di credito devono obbligatoriamente accantonare in rapporto alle attività di finanziamento nel caso di erogazione del credito a imprese e progetti Green. In altri termini, nel caso in cui l’Istituto di credito sostenga le imprese che decidano di investire in progetti green, l’obbligo di rispettare il rapporto di equilibrio tra patrimonio bancario e investimenti effettuati potrebbe, e solo in questi casi, essere derogato.

INVESTIMENTI E CRESCITA

Gli investimenti sostenibili sono in forte crescita. Sono una necessità (per il pianeta) ma anche un’opportunità: si punta su settori in espansione, con rischi legati al clima inferiori. Non possono essere ignorate, però, alcune incognite.

Il World Economic Forum ne ha indicate tre: la green finance ha un orizzonte di lungo termine che, come tale, ha un maggiore margine di incertezza; il settore è ancora giovane con uno storico ridotto che rende complicato ipotizzare il trend futuro e c’è, infine, una forte influenza delle politiche pubbliche sul comparto green necessarie per il suo reale e concreto sviluppo. Queste incognite se affrontate con le dovute cautele possono tradursi in una straordinaria opportunità per il nostro paese o drammaticamente tradursi in una divaricazione delle possibilità di chi potrà davvero cambiare il volto economico e sociale di una Nazione attraverso un rinnovamento in chiave sostenibile (economia circolare, solare, auto elettriche, produzioni impatto zero, materiali riciclati, biologico etc..) e chi rimarrà disperatamente e irreparabilmente “indietro” perché ancora oggi legato alla politica economica del sussidio e che è, oggi più che mai, insostenibile. Un cambio di paradigma all’indomani della globalizzazione è l’unica chance per il paese.

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