C’è un derby tra Parigi e Washington per le forniture militari alla Grecia? Tre settimane fa i ministri della difesa di Grecia e Francia avevano siglato una lettera di intenti per far arrivare nell’Egeo due fregate Belh@rra. Alla cerimonia ufficiale del taglio della prima lastra presso il Naval Group di Lorian nei cantieri francesi era intervenuto anche l’ammiraglio greco Nikolaos Tsounis, a testimoniare un dialogo già robusto. Ma adesso ci sono sviluppi.
LA PROPOSTA AMERICANA SULLE FREGATE
Dopo la lettera di intenti, che ovviamente non è vincolante per la parte greca, Atene ha ricevuto una risposta formale alla lettera di richiesta per informazioni su prezzi e disponibilità inviate al governo degli Stati Uniti per la fornitura di fregate. Chi la spunterà dunque?
Al momento la proposta americana, trapela da fonti diplomatiche, sarebbe molto più economica per le casse elleniche per via della copertura dei costi di ricerca e sviluppo che verrebbero coperti in tandem con un player dell’Arabia Saudita. Sia quella francese che quella Usa presentano caratteristiche simili per stazza (circa 4000 tonnellate). I requisiti operativi della Marina greca sono però esigenti.
LE RAGIONI DELLA MOSSA GRECA
L’imprescindibile esigenza di proteggersi le spalle dalle continue provocazioni turche a Cipro, nelle isole elleniche contese e in prossimità del gasdotto Tanap (al confine con la Turchia e la Bugaria) stanno nelle ultime settimane spingendo la Grecia a fare la mossa decisiva. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ripetutamente lasciato che i suoi aerei da combattimento, i suoi droni e le sue navi da guerra violassero lo spazio aereo e le acque greche: per questa ragione il ministro della Difesa greco Nikos Panagiotopoulos ha detto ufficialmente che un accordo con Parigi è vicino.
Resta il dubbio sul filo diretto e solido con gli Usa, che hanno già venduto alla Grecia alcuni elicotteri Kiowa di seconda mano, attualmente di stanza a Larissa assieme ai droni americani che pattugliano l’Egeo. Circola con insistenza anche la voce che alcuni degli F-35 inizialmente destinati alla Turchia e bloccati dal Pentagono dopo la crisi nel Bosforo legata all’acquisto del sistema russo S-400, possano finire in Grecia.
SCENARI FUTURI
Il punto è che gli Usa dopo l’accordo con il governo di Atene siglato da Mike Pompeo in persona, disporranno di quattro basi per i propri uomini e i propri mezzi: il porto di Alexandrupolis, la base aerea di Larissa, quella di Andravida in caso prosegua il progressivo disimpegno da Incirlik e Souda Bay a Creta per i sommergibili. Proprio a sud dell’isola dove fu ambientato il romanzo “Zorba il Greco”, il governo di Atene ha annunciato una nuova scoperta: c’è un giacimento di gas da 280 miliardi di metri cubi, su cui ha indagato il consorzio formato da Total, ExxonMobil ed ELPE. Il fabbisogno sarebbe garantito potenzialmente per i prossimi 70 anni. I primi a parlarne furono i Colonnelli negli anni ’70 ma poi più nulla.
Il nodo adesso è la geopolitica: la Turchia ha già inviato navi per perforazioni illegali al largo di Cipro dove Eni è impegnata nella Zee con Exxon e Total. Erdogan impiega i suoi droni per disturbare le azioni nell’Egeo. Ma a Creta gli Usa hanno appena ottenuto appunto il raddoppio della base som che potrà ospitare il doppio degli attuali sommergibili.