Il 7 novembre potrebbe essere il giorno buono per “chiudere”, come si dice in gergo, il contratto del gas-acqua. Infatti, nella sala conferenze di un grande albergo romano, dovrebbero giungere all’epilogo finale le trattative per il rinnovo del Ccnl in questione che riguarda le prospettive normative ed economiche di circa 48mila addetti.
LE ATTESE
I bene informati dicono che il risultato sarà positivo, perché non c’è due senza tre. Il 18 settembre le parti al tavolo della vertenza contrattuale hanno rinnovato il contratto dell’Energia e Petrolio per il triennio che va dal 2019 al 2021: 120 euro nel triennio per circa 40mila lavoratori interessati. Il 9 ottobre fatto il contratto elettrico per il medesimo triennio: 124 euro nel triennio per circa 50 mila lavoratori. Quindi, è ora la volta del contratto gas-acqua. Al tavolo si siederanno le delegazioni sindacali di Filctem Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil e quelle delle associazioni imprenditoriali di Anfida, Assogas, Anigas, IGas e Utilitalia.
LA PIATTAFORMA CONTRATTUALE
Nella vicenda in questione i sindacati di categoria hanno chiesto alle controparti datoriali un aumento economico complessivo di 145 euro per il triennio che va fino al 2021. In questa vertenza pesa il difficile quadro normativo riguardante il settore specifico. L’applicazione del codice degli appalti con l’esternalizzazione dell’80 per cento delle attività non assegnate per mezzo di gara e la parcellizzazione del settore idrico rischiano di determinare disagi enormi sulla stabilità occupazionale e sulla qualità del servizio.
I TEMI DELL’IMPIANTO NORMATIVO
“Dal punto di vista normativo – ha detto Paolo Pirani, segretario generale della Uiltec – dovremo prestare attenzione, tra gli altri, ai temi della prevenzione e sicurezza sul lavoro, della formazione, della gestione degli appalti, della gestione dell’organizzazione del lavoro, dello sviluppo del welfare. Inoltre, siamo contrari al modello previsto dalla Legge Daga sulla gestione dell’acqua,un socialismo municipale che di fatto non rende il giusto servizio per usufruire del bene pubblico. Ci vuole un modello partecipativo che coinvolga le istituzioni locali, le imprese, i lavoratori e gli utenti del servizio. La sfida di questo rinnovo contrattuale la vogliamo cogliere in tempi accettabili nel rispetto dell’accordo interconfederale sulle dinamiche confederali”.
LE POSIZIONI SINDACALI
“Abbiamo bisogno – hanno detto al riguardo gli altri due leader sindacali di Filctem Cgil e Femca Cisl, Marco Falcinelli e Nora Garofalo – d’intensificare e rendere più forte il nostro sistema di relazioni industriali; questo, anche alla luce delle trasformazioni industriali – transizione energetica, decarbonizzazione entro il 2025, e la digitalizzazione su tutte – che stanno intervenendo nel settore, insieme a questioni di ordine legislativo, come la legge Daga, l’articolo 177 del Codice degli appalti e il passaggio al mercato libero”. È un periodo delicato per l’industria: “Ma per la parte che ci riguarda – ha chiosato Pirani – non possiamo che svolgere al meglio la parte che ci riguarda, cioè quella di rinnovare i contratti e fare in modo di tutelare i lavoratori dalle grandi ristrutturazioni industriali che si stanno attuando in ambito internazionale. Il nostro Paese deve uscire dalla stagnazione economica in cui si trova. Ciò sarà possibile individuando una concreta politica industriale che salvaguardi la manifattura e gestendo adeguatamente la fase di transazione energetica”.