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La chimica al tempo della plastic tax. Parla Riehemann (Basf Italia)

Le grandi aziende dinnanzi alla guerra della plastica. I grandi Paesi industrializzati da anni lottano contro l’inquinamento globale da materie plastiche, che ha trasformato alcune zone degli oceani in autentiche discariche sottomarine. Non può bastare la politica, serve un grande sforzo unitario anche da parte delle imprese. Basf, una delle major mondiali della chimica con base a Ludwigshafen, nella regione della Renania Palatinato, in Germania, è in prima linea. Formiche.net ha intervistato Andreas Riehemann, amministratore delegato di Basf Italia e Responsabile delle attività del gruppo per Italia, Malta e Israele.

Riehemann, la plastica rappresenta ormai una grande sfida per il pianeta. Dalla sua corretta gestione e uso può dipende il nostro futuro o parte di esso. Come deve porsi la grande industria chimica dinnanzi a questo altrettanto grande problema?

La plastica è una delle più grandi invenzioni del nostro secolo. Oggi però la plastica da materiale irrinunciabile si sta trasformando, nella percezione comune, in problema.
Noi, come Basf, crediamo che la plastica sia ancora oggi una risorsa insostituibile ma che occorra imparare a gestirla nel modo corretto, rispettando l’ambiente e valorizzando le sue proprietà. Il problema è estremamente complesso ma non intendiamo tirarci indietro, anzi negli ultimi due anni abbiamo deciso di investire massicciamente per essere dalla parte di chi vuole trovare soluzioni ai problemi di oggi.

Può fare degli esempi?

Guardiamo, ad esempio, alla plastica nel suo intero ciclo di vita. Ciò che è più di impatto alla vista è il rifiuto disperso nell’ambiente, ma come facciamo a fare si che tali applicazioni non finiscano laddove non debbano? La conoscenza prima di tutto: ad oggi, la tecnologia esistente ci darebbe la possibilità di riciclare tutta la plastica in circolazione, indipendentemente dalla loro origine e dal suo utilizzo. Dobbiamo fare di più per rendere l’industria circolare e permettere una miglior raccolta e riutilizzo delle materie plastiche. In secondo luogo, i comportamenti: se non lavoriamo sul lato “culturale” della plastica, e della sua consapevolezza nell’utilizzo, difficilmente otterremo risultati di lungo periodo. Inoltre, come Basf siamo alla continua ricerca di soluzioni in grado di migliorare le prestazioni. In Italia produciamo, ad esempio, nel nostro sito di Pontecchio Marconi, additivi stabilizzanti alla luce che moltiplicano la resistenza dei film plastici delle serre utilizzati in agricoltura biologica. Con i nostri additivi il telo si può sostituire ogni tre anni anziché dopo un solo anno, riducendo il quantitativo di rifiuti e risparmiando risorse vergini.

Siete un’eccellenza. Ma può bastare?

Occorre uno sforzo da parte di tutti ma non possiamo ignorare il fatto che in molti paesi in via di sviluppo non esistono sistemi di recupero e di convogliamento dei rifiuti. Anche per questo abbiamo deciso di partecipare all’Alliance to End Plastic Waste, una grande alleanza di 30 tra le più grandi aziende al mondo che investono 1 miliardo di euro per trovare soluzioni innovative al problema dell’abbandono dei rifiuti plastici: gestione delle infrastrutture e dei rifiuti, innovazione e nuovi metodi di riciclaggio, pulizia e impegno. In questo senso, stiamo cercando anche di aiutare le comunità locali in tutto il mondo a creare un sistema integrato per la gestione dei rifiuti per evitare che la plastica si disperda nell’ambiente.

Sembra che la parola d’ordine ormai sia sostenibilità. Industriale prima ancora che economica. Quali passi ha fatto Basf in questo senso, negli ultimi anni?

Vero! Una parola d’ordine che Basf ha tramutato in azioni concrete da ormai 25 anni. Con la sua Vision 2010 adottata nel 1994, Basf ha orientato l’azienda verso i principi dello sviluppo sostenibile. Basf è stata una delle prime aziende al mondo a impegnarsi pubblicamente nello sviluppo sostenibile. Da quella data, il successo economico non è più stata la sola priorità nel processo decisionale dell’azienda. L’azienda ha iniziato a integrare sempre più gli aspetti di sostenibilità nelle sue attività sviluppando nuovi metodi per analizzare e valutare la sostenibilità di processi e prodotti. Metodi che facilitano la comprensione di come prodotti e impianti contribuiscono alla sostenibilità come, ad esempio, l’analisi di eco-efficienza, introdotta nel 1996, o il cosiddetto corporate carbon footprint implementato nel 2008. Inoltre, da anni, applichiamo l’approccio value-to-society come base per un’analisi del valore aggiunto che la nostra azienda apporta alle società dove opera. Il concetto di sostenibilità, incorporato nei valori e nelle linee guida dell’azienda, così come nella strategia ha quindi assunto fin dalle origini un ruolo sempre più importante fino a divenire centrale. Il nostro claim We create chemistry for a sustainable future ne è la dimostrazione.

E per il futuro?

Siamo alla continua ricerca di soluzioni innovative orientate alla sostenibilità e lo facciamo prendendo in considerazione l’intero ciclo di vita del prodotto, dalla materia prima al processo produttivo, fino allo smaltimento del prodotto stesso. Basf sta investendo nelle tecnologie di ChemCycling che consentiranno di trasformare rifiuti plastici che attualmente sono non riciclabili –dal punto di vista meccanico in nuove materie prime, come l’olio di pirolisi, comparabili in tutto alle risorse vergini, in un’ottica di completa economia circolare.

Non crede che su certe tematiche così delicate, come questa, industria e politica dovrebbero dialogare di più e in modo più costruttivo?

Il dialogo tra industria e politica è fondamentale in tutti gli ambiti. Per noi che facciamo chimica, lo è soprattutto quando si parla di innovazione. La chimica contribuisce allo sviluppo sostenibile e fornisce soluzioni ai mega trend che influenzeranno il nostro futuro, come la crescente urbanizzazione e l’aumento della popolazione mondiale con relativa necessità di nutrimento, una sempre maggiore mobilità, un maggiore fabbisogno energetico e di risorse e la protezione del clima. Se l’innovazione che vuole risolvere le sfide di oggi e di domani non viene supportata, se non viene messa al servizio della società e dei cittadini, per noi non è vera innovazione.
Un dialogo più intenso tra Industria e politica sarebbe di sicuro auspicabile, soprattutto per trasferire al mondo della politica le giuste conoscenze tecniche e scientifiche, indispensabili per valutare i temi all’ordine del giorno e lavorare insieme per trovare soluzioni realizzabili e di valore. Oltre al dialogo associativo, nel corso degli anni abbiamo stretto rapporti con le Regioni ed i territori che ci ospitano dando vita a numerose collaborazioni. Abbiamo aperto più volte le porte dei nostri stabilimenti ai rappresentanti politici, per dar loro la possibilità di vedere da vicino quanto facciamo. Ricordo la visita dell’ex-premier Paolo Gentiloni presso il nostro stabilimento di Pontecchio Marconi nel 2017, del ministro Gian Luca Galletti ai nostri Headquarter di Ludwighsafen o – recentemente – la posa della prima pietra del nuovo investimento in Emilia Romagna col presidente Bonaccini.

Il governo italiano ha deciso di tassare nell’ultima manovra la produzione di plastica. Le chiedo se secondo lei sia il giusto approccio per combattere efficacemente l’inquinamento mondiale.

Vediamo come finirà il dibattito politico sul tema, che vedo molto intenso per le ragioni più varie. Tuttavia, mi permetto una sola osservazione: così come è scritta oggi, la legge non permette l’evoluzione verso una vera economia circolare e l’utilizzo di prodotti provenienti da riciclo, sia esso meccanico o chimico. I materiali compostabili, nei quali Basf è tra i leader a livello globale, rappresentano ad oggi intorno all’1% del totale delle plastiche in commercio e non vanno bene per tutte le applicazioni. Suggerirei un approccio pragmatico: esentiamo dall’imposta i prodotti provenienti da riciclo meccanico o chimico per almeno una percentuale del loro contenuto. Ne guadagnerebbe l’innovazione e, al contempo, permetteremmo alle aziende di investire senza avere la spada di damocle della tassa.

Un’ultima domanda. La Germania ha recentemente annunciato investimenti green per 100 miliardi. Come intende abbracciare questa svolta una grande azienda tedesca come Basf?

Quando si parla di ridurre drasticamente le emissioni inquinanti e migliorare il mix energetico, non possiamo che essere d’accordo. In questo, la chimica giocherà un ruolo fondamentale nel supporto alla transizione energetica soprattutto nel mettere a disposizione quelle innovazioni che serviranno per produrre di più con meno utilizzo di risorse. La nostra strategia ci impone già lungo tempo di intraprendere misure migliorative per abbattere le emissioni di agenti inquinanti. Dal 1990 ad oggi, Basf ha dimezzato le emissioni totali globali di gas serra. E lo abbiamo fatto pur raddoppiando il volume di produzione. Ciò significa che abbiamo già considerevolmente ottimizzato i nostri impianti. Entro il 2025, vogliamo aumentare le vendite con soluzioni particolarmente sostenibili, noi li chiamiamo prodotti “acceleratori”, dagli attuali 15 miliardi di euro a 22 miliardi di euro per contribuire alla protezione del clima riducendo le emissioni di CO2 dei nostri clienti. Inoltre, dal 2018, stiamo lavorando intensamente con i nostri esperti di R&S sul “Carbon management”, un programma di ricerca sulla gestione delle emissioni di CO2 per sviluppare nuovi processi produttivi rispettosi del clima.


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