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Attentato in Iraq. Chi sono e cosa facevano i soldati italiani feriti gravemente

Gravissimo attentato nel Kurdistan iracheno. Alcuni soldati italiani delle forze speciali sono stati colpiti da uno Ied, un ordigno improvvisato, e il bilancio è molto pesante anche se nessuno è in pericolo di vita: cinque militari feriti, di cui tre in gravi condizioni. A un incursore del 9° reggimento Col Moschin dell’Esercito sarebbe stata amputata una gamba e a uno del Goi, il Gruppo operativo incursori della Marina, una parte di un piede.

Secondo lo Stato maggiore della Difesa l’ordigno è esploso al passaggio di un team misto di Forze speciali italiane che, a piedi, stava svolgendo attività di addestramento in favore delle forze di sicurezza irachene impegnate nella lotta all’Isis. I cinque militari coinvolti dall’esplosione sono stati subito soccorsi, evacuati con elicotteri statunitensi e trasportati in un ospedale “Role 3”. Le famiglie dei militari sono state informate. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, è stato messo al corrente dal capo di Stato maggiore della Difesa, generale Enzo Vecciarelli, e il ministro ha informato il Presidente della Repubblica e quello del Consiglio, Sergio Mattarella e Giuseppe Conte. Domani, lunedì, è previsto il Consiglio supremo di Difesa al Quirinale e certamente l’argomento sarà approfondito.

I militari fanno parte della coalizione anti Isis nella missione “Prima Parthica” che comprende anche il Ktcc, Kurdistan Training Coordination Center. Dalle prime notizie non è chiaro se l’ordigno fosse stato preparato per colpire specificatamente i militari italiani o qualunque forza occidentale. Andrea Manciulli, presidente di Europa atlantica e grande esperto di terrorismo, nell’esprimere la vicinanza alle famiglie, ricorda che quei militari “da anni stanno addestrando le forze armate irachene per aiutare a ricostruire l’Iraq e per migliorare la sorveglianza su zone estremamente calde. Quello degli italiani è un lavoro incredibile che merita il massimo riconoscimento istituzionale”.

L’esperienza e la bravura delle Forze armate italiane nelle missioni e specificatamente nell’attività di addestramento è riconosciuta da tempo e Manciulli ricorda gli apprezzamenti internazionali ricevuti quando era presidente della delegazione italiana all’assemblea parlamentare della Nato. “È evidente – aggiunge – che questa azione di addestramento non va messa in discussione e che nell’attuale situazione mediorientale il nostro ruolo è fondamentale”. Quello dei militari italiani, e qui parliamo dell’élite in quanto Forze speciali, “è un ruolo poco conosciuto, ma importantissimo: se vogliamo che in futuro l’Iraq funzioni autonomamente anche sul fronte dell’antiterrorismo è importante che gli addestramenti continuino”.

Almeno su questo la politica non dovrebbe dividersi e infatti la solidarietà sta arrivando da tutte le forze politiche. Manciulli auspica un “supporto bipartisan: ci vuole una forte convergenza in Parlamento e l’unità tra le massime istituzioni per sostenere il lavoro svolto dalle Forze armate”.


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