Una lingua colorata di gente riempiva le strade di Berlino, quel 9 novembre, correndo verso la barriera che le aveva coperto la visuale per ventott’anni. Correva verso una città diversa da come l’aveva lasciata, cercando di non voltarsi verso quell’altra parte di città uguale a trent’anni prima, congelata dal 1961 in poi. Il comunismo sovietico stava implodendo, sciogliendosi in un magma che avrebbe infuocato tutta l’Europa dell’Est; la guerra fredda si stava spegnendo, eppure il cuore della Berlino Est era uno spanto di luce, un chiacchiericcio esploso in urla di gioia nel giro di poche ore, in quella sera del 9 novembre. Poche ore prima che Berlino venisse ricoperta dal buio, l’allora ministro della Propaganda, messo alle strette da un giornalista, pronunciò quelle due parole che cambiarono la vita degli “Ossie” (chi abitava all’Est), della Germania e del mondo: “Ab sofort”, da subito. E così immediatamente quella lingua di persone scavalcò la striscia della morte e arrivò sotto il muro, che la guardava sottecchi spaventato, per poi cavalcarlo, domarlo, sconfiggerlo, annientarlo. Il muro era morto, e con lui anche l’Urss, la divisione tra Est e Ovest del mondo.
Queste sono alcune foto scattate il 9 novembre 2019 in occasione del 30ennale della caduta del Muro di Berlino sulla Bernauer Straße, via nella zona settentrionale del centro della città. Questo è probabilmente il più toccante dei pezzi di muro rimasti in piedi perché conservato così com’era: grigio e in alcuni tratti rafforzato da un doppio muro che creava la cosiddetta “striscia della morte”.
Foto: Sveva Biocca