Skip to main content

Perché l’emendamento di Renzi sull’Ilva rischia di fare male soprattutto al Pd

Non è una sorpresa l’emendamento Salva Ilva presentato da Italia Viva. Il movimento di Matteo Renzi aveva annunciato ieri una proposta di modifica al decreto fiscale e oggi i deputati IV hanno depositato il testo in commissione Finanze. Firmato dalla parlamentare ligure Raffaella Paita, la proposta dei renziani prevede che si ripristini retroattivamente, a partire dal 3 novembre 2019 e fino al termine dell’attuazione del piano ambientale, lo scudo penale per i manager di Arcelor Mittal.

Uno scacco matto al M5S. Il movimento guidato da Luigi Di Maio sta cercando una sintesi tra i puristi guidati dall’ex ministro del Mezzogiorno Barbara Lezzi, favorevoli alla linea dura e quindi a non riconoscere l’immunità per i vertici delle acciaierie di Taranto, e chi invece vuole salvare i posti di lavoro. Il deputato tarantino M5s Nunzio Angiola nei giorni scorsi si era espresso a favore di una soluzione che tuteli gli amministratori delle acciaierie. Oggi si è spinto più avanti, dicendo che farà il possibile per convincere i colleghi di gruppo a votare l’emendamento.

Ancora più complicata la partita a sinistra dopo l’exploit renziano. Il Partito democratico, a differenza di Forza Italia, non ha presentato un suo emendamento al Dl fiscale per garantire lo scudo penale nonostante la posizione ufficiale dei democratici sia per ripristinarlo. Il partito di Nicola Zingaretti aveva annunciato iniziative parlamentari, ma fino ad ora è prevalsa la linea prudente. Una non scelta che non può che far piacere a Matteo Renzi. Per l’ex premier non è un problema nemmeno l’appoggio (annunciato e confermato) della Lega al suo emendamento pro Ilva. Un voto con la Lega può diventare un gioco di reciproca legittimazione tra Matteo Salvini e Renzi. Se il Pd deciderà di appoggiare l’emendamento, arriverà comunque tardi.


×

Iscriviti alla newsletter