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Così Huawei paga i dipendenti per sabotare gli Usa

Aiutateci a sabotare le aziende americane e vi daremo un mese di stipendio in più. Suona più o meno così il clamoroso annuncio che Huawei ha diramato con una mail interna inviata al suo staff di 190.000 dipendenti in giro per il mondo. “Nel 2019 l’azienda e i suoi dipendenti hanno fatto e continuano a far fronte a eccezionali sfide dall’esterno. Su approvazione del presidente, verrà pagato un premio per la dedizione speciale”.

Il presidente è Ren Zenghfei, l’ex ufficiale dell’Esercito di liberazione popolare e fondatore del colosso della telefonia mobile. Da quando l’azienda di Shenzen è finita nel mirino del governo americano con l’accusa di spionaggio industriale e dipendenza politica dal governo cinese Zhengfei ha alternato appelli al dialogo a minacce di ritorsioni. A esacerbare il clima intorno al bando americano della componentistica e della rete 5G targata Huawei l’arresto, il primo dicembre del 2018 a Vancouver, in Canada, di sua figlia Meng Wanzhou, ora in attesa di estradizione verso gli Stati Uniti.

Costretta a fare i conti con il decreto di Donald Trump che vieta alle compagnie americane di venderle la loro tecnologia e con una legge al vaglio del Congresso americano che promette di sostituire gli impianti 5G delle compagnie cinesi nelle zone rurali con tecnologia occidentale, Huawei è passata al contrattacco. Si tratta di una corsa contro il tempo, perché se il bando presidenziale dovesse entrare in vigore l’azienda cinese si troverebbe obbligata a un drastico cambio di mercato e soprattutto a rinunciare al sistema operativo Android prodotto da Google.

Al raddoppio dello stipendio per un mese annunciato questo martedì da Huawei, secondo fonti sentite da Reuters, si aggiungerebbe un ulteriore premio di 2 miliardi di Yuan (286 milioni di dollari) che i vertici della compagnia vogliono corrispondere ai dipendenti dello staff che aiutino a stilare una “lista nera” delle aziende americane con cui interrompere i rapporti e, ovviamente, una lista opposta di aziende con cui sostituirle.

È il culmine di una campagna di investimenti di Huawei nel settore ricerca e sviluppo per studiare un placebo dall’esclusione dal mercato americano. A beneficiarne, secondo fonti interne, sarebbero i dipendenti nel settore ricerca e sviluppo, soprattutto quelli di HiSilicon, l’azienda produttrice di chip affiliata a Huawei che da mesi è allo studio di soluzioni di rimpiazzo dei chip americani. All’indomani del bando di Trump imposto lo scorso maggio, la presidente He Tingbo aveva rassicurato in una lettera i dipendenti annunciando che da anni la compagnia ha sviluppato un piano B per aggirare un eventuale chiusura del mercato statunitense.

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