Sandro Veronesi, ha presentato ieri 13 novembre il suo ultimo romanzo “Il colibrì”, pubblicato da La nave di Teseo presso la Galleria Sordi. Più che un vero incontro si è trattato di un conviviale incontro letterario. Tra le personalità presenti all’ atteso evento, Sergio Rubini e Teresa Ciabatti, sul palco insieme all’autore. Diversi gli amici ed i colleghi dello scrittore che hanno voluto essere presenti alla presentazione del libro. In prima fila Paolo Virzì e la moglie Micaela Ramazzotti, che indossava un fasciante cappotto, Alessandro Haber con l’immancabile sigaretta tra le dita, Stefano Eco, Fulvio Abbate e Diego De Silva. Dalla parte opposta tra i tanti, la moglie di Veronesi Manuela Cavallari, il fratello Giovanni Veronesi, Domenico Procacci e la moglie Kasia Smutniak, in un elegante trench. La scrittrice Teresa Ciabatti secondo quanto riportato dal Messaggero ha affermato “Siamo molto intimiditi, quando escono romanzi così importanti e innovativi, da una parte è una gioia e dall’altra è un problema. Ora dobbiamo tutti confrontarci con quest’opera”.
Il titolo del romanzo si rifà al colibrì, l’uccello che battendo le ali in modo veloce riesce a stare fermo anche quando intorno infuriano gli elementi contrari e malgrado le tempeste che lo investono. Protagonista del nuovo libro è Marco Carrera, la sua è una vita di continue sospensioni ma anche di coincidenze fatali, di perdite atroci e amori assoluti. Non precipita mai fino in fondo: il suo è un movimento incessante per rimanere fermo, saldo, e quando questo non è possibile, per trovare il punto d’arresto della caduta perché sopravvivere non significhi vivere di meno. Intorno a personaggio principale, Veronesi costruisce altri indimenticabili personaggi. Un mondo intero, in un tempo liquido che si estende dai primi anni settanta fino a un cupo futuro prossimo, quando all’improvviso splenderà il frutto della resilienza di Marco Carrera: è una bambina, si chiama Miraijin. Un romanzo potentissimo, che incanta e commuove, sulla forza struggente della vita.
(Foto di Umberto Pizzi – riproduzione riservata)