Skip to main content

Così i Gilets Jaunes regalano a Macron il loro suicidio politico. L’analisi di Malgieri

C’era da aspettarselo. I gilets jaunes hanno dato il meglio o il peggio (a seconda dei punti di vista) di loro e del civismo che pretendono di incarnare. Ma poi, quali gilets jaunes? Piuttosto delinquenti, che nulla hanno a che vedere con il movimento che pretendono di rappresentare del quale hanno voluto celebrare il primo anniversario dell’apparizione che fu tutt’altra cosa del 2018.

Con la loro uscita di fine settimana i sedicenti gilets jaunes hanno decretato il loro suicidio politico. Disordini invece di proposte; divisioni e spauracchi sovversivi laddove avrebbero dovuto coinvolgere la gente che non ne può più di Macron (che pur tuttavia diciamolo senza ipocrisie e mantenendo tutte le riserve del caso, è migliore dei rivoluzionari del fine settimana) e di agitazioni fuori posto e velleità da sfasciacarrozze.

A Parigi e in tutta la Francia hanno testimoniato la loro impotenza politica e palesemente tradito le aspirazioni di coloro che un anno fa, immaginando di incarnare le ansie del ceto medio, profittando di una tassa sui carburanti posta dal governo neo-liberista, avevano mobilitato energie che tutti ritenevano sopite. Ed avevano offerto un segno di vitalità politica che nessuno si attendeva.

Come si sa il movimento in pochi mesi si è dissolto nella violenza di infiltrati, profittatori e mestatori provenienti da “scuole” di intolleranza tra le più disperate.

Oggi non hanno un capo – non lo avevano neppure un anno fa, se non una portavoce abbastanza mite e molto perbene – non hanno un progetto, non hanno connessioni tra di loro. Si servono del web soltanto per organizzare casini nei fine settimana, forse perché non gli bastano gli sbevazzamenti del sabato sera. E a Place d’Italie, come a République, a Tolosa come a Bordeaux, nei più modesti centri e perfino nelle campagne refrattarie ad offrire ospitalità a casseurs che vengono solitamente da fuori, hanno mandato in scena il copione che prevedevamo ed avevamo già descritto.

Del resto, i francesi sembrano non curarsene molto. Il sabato pomeriggio chiudono le imposte delle finestre, sprangano i portoni, non si avvicinano ai centri commerciali e quelli che possono se vanno fuori città. Poi si apprende dai giornali che i sedicenti gilets jaunes godono del sostegno di due francesi su tre e pochi li biasimano apertamente, tranne quando sfasciano i bancomat sotto casa.

Secondo il 64% dei cittadini Emmanuel Macron e il governo non hanno fatto abbastanza per sedare le proteste e non hanno “sufficientemente tenuto conto” delle rivendicazioni del movimento. Può essere. Anzi è sicuramente così. Ma i francesi davvero credono che distruggendo tutto ogni sabato pomeriggio la situazione migliori?

C’è qualcosa di malato nella società francese. I gilets jaunes sono il sintomo più inquietante di questo malessere. Che rischia di contagiare l’Europa se non si prendono provvedimenti economici e sociali, ma anche valoriali e culturali, tali da mettere fine a questo giacobinismo in sedicesimo. Il Grande Dibattito voluto da Macron è finito nell’immondezzaio della politica.

Al termine dei festeggiamenti del primo anniversario della rivoluzione più farlocca che si sia vista dai tempi della Grande Rivoluzione del 1789, il bilancio è il seguente: 100 fermi a Parigi, 17 a Tolosa e a Bordeaux, dove hanno sfilato 1800 persone. Sulla riva sinistra della Senna, nella Capitale, manifestanti con il volto coperto hanno innalzato barricate, distrutto diverse fermate di autobus, oggetti di arredo urbano, alcuni chioschi, fracassato le vetrine di alcuni negozi, le vetrate di un’agenzia della banca Hsbc, molti negozi hanno abbassato le saracinesche. Centinaia di delinquenti, sempre coraggiosamente a volto coperto, hanno fronteggiato la polizia che ha difeso come ha potuto il grande centro commerciale, particolarmente affollato il sabato, di Les Halles a due passi dal Beaubourg.

Una festa all’insegna della rivendicazione si sentiva dire nei giorni scorsi dalle parti di rue Saint- Antoine. La festa l’hanno fatta alcune centinaia d’imbecilli a commercianti ed avventori spaventati. Chissà se questi fanno parte del 64% che ritiene i gilets jaunes ( o come si chiamano ora) paladini di una causa giusta?

Certo è che Macron segna un altro punto sulla lavagnetta dell’Eliseo. Questa gente che gli fa un regalo a settimana dovrebbe ringraziarla. Come dovrebbe ringraziare i partiti politici usciti completamente di scena. Aspettando le municipali di primavera e le presidenziali del 2022. En marche!

×

Iscriviti alla newsletter