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Kenya: dopo il turismo, colpita la floricoltura

Dopo la denuncia del crollo del settore turistico in Kenya a seguito delle violenze che vanno avanti da un mese, oggi arriva quella sul settore della coltivazione dei fiori. Già, perché gli attacchi di ieri nei dintorni di Naivasha, principale area dedita alla floricoltura, hanno portato i lavoratori dei campi a fuggire o a rintanarsi in casa. Insomma, non stanno lavorando. Due famosissime agenzie di stampa, una italiana, l’altra anglosassone, dedicano ampio spazio alla notizia.

I kenioti sono sicuramente addolorati per le centinaia di fiori che risentiranno della mancanza di cure, così come per i turisti che dovranno ripiegare sulle ugualmente spiagge bianche della vicina Tanzania. Non se ne dolgano i produttori di Naivasha se il loro allarme lanciato proprio a pochi giorni da San Valentino – periodo dell’anno di maggior richiesta di fiori – non viene fortemente condiviso davanti alle centinaia di morti dell’ultimo mese.

Forse però un dato positivo c’è. Ora che le violenze stanno duramente attaccando gli interessi economici (soprattutto occidentali: il Kenya si è reso politicamente indipendente dalla Gran Bretagna, ma di fatto continua a vivere in una sorta di colonialismo economico e produttivo), i governi si metteranno a tavolino per decidere la data in cui far abbassare i machete che vengono sempre più spesso usati e sventolati.

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