Skip to main content

Gandhi, il pensiero che non muore

Sessanta anni fa Gandhi moriva assassinato da un fanatico induista. Oggi è tutto il mondo a ricordarne l’uomo e il politico. Questa mattina si sono svolti i secondi funerali: le restanti ceneri del Mahatma (letteralmente, grande anima) sono state disperse da Mumbai nel mar Arabico. Sono ben lontane le folle oceaniche del 1948. All’evento erano infatti presenti poco più di trecento persone. Per tutti questi anni l’ultima urna, con le ceneri del predicatore della non violenza, è stata conservata da un imprenditore indiano. Solo lo scorso anno il museo Mani Bhavan di Mumbai è entrato in possesso. “È un giorno di profonda riflessione. Questa giornata ci aiuterà a trovare la nostra strada” ha detto Nilamben Parikh, pronipote del fondatore dell’India libera e indipendente. Ma l’India di Gandhi non c’è più. Quell’idea ha lasciato il posto all’ambizione di emergente potenza mondiale nucleare. Individualismo e violenza sono percepibili in tutte le strade del vasto continente. Le tradizioni islamiche stanno prendendo il posto delle induiste e con queste ultime se ne va via il concetto di libertà e emancipazione della donna. Le caste, poi, soprattutto nel nord, tornano ad essere la regola e non più l’eccezione. Quella di oggi è un’India che nasconde le immagini del Mahatma, fatta di nuove generazioni che sanno a malapena le gesta “rivoluzionarie” di quest’uomo che, ancora oggi, getta speranza nelle “ingenue voglie di pace”.

×

Iscriviti alla newsletter