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Italia: il disordine del governare

Questi sono tempi disperati nella politica italiana. Le scene sguaiate, caotiche e umilianti testimoniate nel parlamento italiano cheil 28 gennaio 2008 hanno portato alla caduta del governo di centro sinistra di Romano Prodi, hanno gettato il paese nell’agitazione. Il clima che aleggiava attorno alla fine del governo era già abbastanza pesante, uno sgradevole cocktail di insulti, festeggiamenti e recriminazioni. Era più serio ciò che tutto questo rifletteva: la classe politica italiana, così priva di valore , non mai stata tanto distante dai cittadini del paese come lo è in questo momento. Non desta stupore che i cronisti siano arrivati a paragonare il corpo marcio della politica italiana alla spazzatura che infesta le vie di Napoli. Questa italiana, allora, non è solo “un’altra” crisi politica: è il sistema.

Il crollo del governo – accellerato il 17 gennaio dalle dimissioni di un solo ministro. Clemente Mastella, appartenente al piccolo partito dell’Udeur – è stato accompagnato da un diffuso riconoscimento che la vasta riforma economica e politica di cui l’Italia ha fortemente bisogno ora è in pericolo. La goffa coalizione di Romano Prodi creata dopo l’elezione dell’Aprile 2006 non è stata completamente inefficace: ha fatto importanti progressi nella riduzione del deficit pubblico e della disoccupazione, e nell’adozione di misure contro l’evasione fiscale. Questa politica vantava l’appoggio dei leader d’affari e degli alleati dell’Unione Europea. Ma ha subito l’inerzia politica, ed è stata resa handicappata dalle divisioni interne che hanno concesso agli interessi privati di piccoli partiti di far naufragare la sua agenda.

Il più probabile risultato della crisi è un’altra elezione generale e il ritorno al potere del precedente presidente del Consiglio, nonché magnate dei media, Silvio Berlusconi. Per evitare questa possibilità, il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ha invitato il presidente del Senato, Franco Marini, a mettersi a capo di un governo ad interim per verificare la possibilità di consenso su un nuovo sistema elettorale.

L’attuale sistema, in pratica uno sgradito regalo lasciato in eredità da Berlusconi agli italiani nel 2006, poco prima che lasciasse la sua carica, ha conferito uno sproporzionato potere ai partiti più piccoli ed ha spianato la strada ad una paralisi parlamentare (ad esempio, la maggioranza di Prodi al Senato di un solo seggio lo ha costretto al destreggiarsi  e al compromesso). Il tentativo di sciogliere il nodo di Berlusconi, così come di realizzare molte altre riforme, non lo ha portato da nessuna parte. Adesso è stato chiesto a Franco Marini di fare in due settimane ciò che non hanno fatto i politici italiani nei precedenti venti mesi. L’opposizione ha descritto il compito come “missione impossibile”.

Se Marini dovesse fallire nella ricerca del consenso sulla riforma elettorale entro le due settimane concesse, il presidente sarà costituzionalmente obbligato a sciogliere le Camere; eallora l’Italia andrà alle urne con l’attuale sistema. Visto il trend, nella storia della politica italiana le cruciali due settimane saranno segnate da stratagemmi , accuse, minacce, gesti senza senso, promesse esagerate e spaccature. Con un così ricco materiale, il blogger comico-politico di successo Beppe Grillo sta aumentando la sua popolarità tra la cittadinanza disincantata. In un paese profondamente diviso, in tremendo bisogno di riforme, condotto da una classe politica screditata e osservata dai costernati paesi membri dell’Ue, questa può essere la consolazione che gli italiani possono attualmente trovare.

La scelta.

Nell’assenza di riforme in questo periodo cruciale, solo un uomo (a parte Beppe Grillo) ne trattà benefici: il Cavaliere Silvio Berlusconi. Il precedente presidente del Consiglio non ha mai accettato la sua sconfitta di qualche voto nell’Aprile del 2006 ed ora sta organizzando le sue truppe per le prossime elezioni per riuscire a spianare la strada per un suo terzo mandato. Con l’eco di questa sua minaccia di rendere ingovernabile l’Italia dopo aver perso l’incarico a favore della coalizione di Prodi, Berlusconi ha annunciato l’intenzione di guidare una marcia su Roma, se non raggiunge il suo scopo, e questa sua critica è stata interpretata come una minaccia mussoliniana al presidente Napolitano. L’inflessibile populismo e opportunismo di Berlusconi offre all’Italia solo altra incertezza, conflitto e ulteriore degenerazione politica. Inoltre, il ritorno di Berlusconi, che secondo i sondaggi ha un chiaro vantaggio, sarebbe incomprensibile agli alleati dell’Italia e renderebbe il paese lo zimbello d’Europa.

Franco Marini ed altri due uomini – luca di Montezemolo (presidente di Confindustria) e Walter Veltroni (leader del Pd) – ora sono sul suo percorso. Anche se non sarà raggiunto l’accordo su un nuovo sistema elettorale, Veltroni deve iniziare a fronteggiare il dibattito politico per la riforma. Sin dalla sua elezione a leader del Pd (nell’ottobre 2007), ha fallito nell’ottenimento dei consensi, ed il suo precedente tentativo di coinvolgere Silvio Berlusconi nella discussione sulla riforma elettorale ha drammaticamente sortito l’effetto contrario. Il centro sinistra, come un insieme di resti che continua a temere Berlusconi, ha riflesso la sua incapacità persino nel partorire una riforma dei media per l’eliminazione del suo conflitto di interessi.

Nell’assenza di aspiranti statisti, potrebbe esser lasciato a Luca di Montezemolo il compito di giocare un ruolo chiave nei prossimi giorni. Lui ha costantemente sostenuto la modernizazzione economica e politica e ha fatto un ultimo e – usando la sua espressione – “disperato” appello per la stabilità in un momento di recessione globale. Nella deturpata politica italiana, potrebbe darsi che qualcuno, al di fuori della classe politica, emerga come figura autorevole. La posta in gioco è molto alta, e la scelta cristallina: populismo a breve termine o riforma a lungo termine? Il tempo a disposizione per decidere sta scadendo.

(Versione parziale tradotta a cura della Redazione)



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