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Partitocrazia sanitaria locale

A poche ore dallo scioglimento delle Camere i deputati radicali hanno presentato una proposta di legge “per togliere alla partitocrazia le nomine dei direttori generali della Aziende sanitarie locali e ospedaliere”.

Motivo? “Abbiamo voluto – dice Bruno Mellano, uno dei deputati firmatari della Pdl – che rimanesse traccia formale in Parlamento della possibilità concreta di modificare uno stato delle cose che colpisce il cittadino due volte: la prima con prestazioni sanitarie inadeguate e carenti, che ledono il suo diritto costituzionale alla salute; la seconda con la mala gestione delle risorse pubbliche, a cui i cittadini contribuiscono con il pagamento di imposte e tickets sanitari”.

I firmatari, tra cui figurano anche Poretti, Beltrandi D’Elia e Turco, non s’illudono: “Non siamo così ingenui da illuderci che la situazione cambi a breve termine – continua Mellano, aggiungendo che sicuramente – la proposta di legge radicale presentata ieri farà la stessa fine di quella presentata sei anni fa.

Questo provvedimento si prefigge lo scopo di scardinare “il meccanismo delle nomine, ora di competenza delle giunte regionali e quindi dei partiti, sostituendolo in modo radicale”. Dunque, con il nuovo sistema, per selezionare i manager delle aziende sanitarie ci si affiderebbe ad una commissione composta da cinque membri scelti fra i rappresentanti delle maggiori società di interesse nazionale nel consulting manageriale. Queste società, inoltre, verrebbero selezionate in base a: fatturato, numero delle sedi sul territorio, numero del personale inquadrato e a progetto. La commissione avrebbe il compito di assegnare i diversi posti di livello a disposizione sulla base delle indicazioni dei candidati e delle valutazioni della commissione. Ma come ovviare al problema di manager “con tessere di partito specifiche” a capo di aziende sanitarie regionali? La proposta di legge recita così: “è lasciata inalterata la possibilità per la Regione di non confermare i direttori regionali alla scadenza del loro incarico nonché di farli decadere in corso d’opera – motivando pubblicamente i motivi della revoca – quando ricorrano gravi motivi o la gestione presenti una situazione di grave disavanzo o in caso di violazione di leggi o del principio di buon andamento e di imparzialità della amministrazione”.



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